venerdì 2 dicembre 2016

Ambrogio: la nostra carne è una cetra

A te canterò sulla cetra, mio Dio. 
La nostra anima ha a sua cetra.
Non direbbe infatti Paolo:
Pregherò con lo spirito, pregherò anche con la mente, 
canterò con lo spirito, canterò anche con la mente, 
se non avesse una cetra risonante
sotto il plettro dello Spirito Santo.
La nostra carne è una cetra quando

muore al peccato per vivere per Dio;
è una cetra quando nel sacramento del Battesimo
riceve lo Spirito settiforme.

La testuggine, infatti,
mentre vive s'immerge nel fango;
quand'è morta, il suo guscio
viene utilizzato per accompagnare il canto
ed educare ala delicatezza degli affetti.
Facendo risuonare le sette note
secondo il ritmo della melodia.
Similmente la nostra carne,
se vive per le lusinghe del corpo vive,
per così dire, nel fango e nella voragine dei piaceri;
se muore alla lussuria e all'incontinenza,
allora ritorna veramente a vivere,
allora comincia a produrre l
a dolce melodia delle opere buone.

E' dolce, il suono della castità,
è dolce il suono di quelli che temono Dio.
Perciò il loro suono si propagò per tutta la terra. 
E' dolce il suono della fede , che viene annunciata,
come sta scritto in tutto il mondo.
Questo suono si diffonda da noi fino a Dio,
come si diffuse anche dai Tessalonicesi,
affinché, pur tacendo cantiamo e
con l'armonia delle opere buone
esaltiamo il Signore,
al quale è onore e gloria eternità dai secoli
e ora e sempre e in tutti i secoli dei secoli.
Amen.

Sant'Ambrogio di Milano, Rimostranze di Davide, IV, 10, 36.

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