lunedì 5 novembre 2018

4 novembre 1918 - 4 novembre 2018

Sono rimasto profondamente commosso nel vedere devastato il mio amato Cadore.
Ho imparato da mio cugino Marco ad amarlo quando a diciott'anni mi ha portato per la prima volta sulle dolomiti. Era il mio primo Trekking in alta montagna, prima le gite in montagna le mal sopportavo. Allora scoprii una bellezza infinita e non ho mai smesso di proporla ai miei giovani amici. Montagna rosa, montagna traforata, montagna che s'innalza maestosa, si fa ghiaia e nascostamente si allunga fino al Resegone.

Poi altri amici - uno su tutti il mitico Mauro Cargnel - mi hanno raccontato le storie di quei monti e mi hanno fatto passare per le gallerie della Grande Guerra raccontandomi aneddoti incredibili degli uomini che lì hanno combattuto. Neve, ghiaccio e rocce furono scavate per creare tunnel, trincee, basi e gallerie. Uomini che portavano i cannoni in spalla fino a duemila o tremila metri di altezza. giorni, mesi ed anni trascorsi in montagne bellissime e terribili. Giovani vite spezzate per difendere l'Italia, per creare l'Italia. Si rimane ancora senza parole nel rievocare

l'episodio tragico e commovente della Messa celebrata insieme nelle notte di Natale al monte Piana tra due eserciti opposti nella guerra ed uniti dalle fede cattolica. Uomini che si sparavano senza avere una tregua nella guerra di trincea.

L'unica guerra vinta dall'Italia. La guerra che portò morte in tutto il paese ed anni di depressione che poi sfoceranno nel fascismo. La guerra che unificò politicamente l'Italia che era sempre stata una lingua ed una cultura ed ora era anche uno stato.
Non rimpiangiamo certo la Guerra anzi ringraziamo il miracolo che si chiama Europa di averci donato settanta anni di pace. Ma guai a dimenticare. Noi veniamo da lì.
Poi l'altra guerra e la rinascita del paese nel suo unico vero miracolo - democristiano - di diventare una democrazia. Il benessere, la nascita dello Sci di massa, le vacanze estive, le ferrate, i rifugi che ospitano turisti invece che soldati. E così vengono l'inquinamento, la fine dell'Italia agricola, la globalizzazione, il mondo che cambia, l'uomo che pensa di dominare ogni cosa e si aggira scattandosi foto con gli auricolari e i bastoni (dei selfies).

Oggi ricorrono i cento anni dalla fine della prima Guerra mondiale ed è la natura a rivendicare il suo ruolo di matrigna in questa terra fiera della sua identità. Si parla di cinquecentomila alberi abbattuti quasi come i morti di quell'inutile strage. Non sappiamo cosa la storia ci chiederà di costruire nel prossimo futuro ma noi veniamo da lì e quello che abbiamo lo dobbiamo anche agli alpini al Piave e a Cadore. C'è bisogno di dare una mano?

1 commento:

  1. grazie per la bella riflessione.... che fa emergere tanti ricordi....

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