Alla parata militare
Sputò negli occhi a un innocente
E quando lui chiese "Perché "
Lui gli rispose "Questo è niente
E adesso è ora che io vada"
E l'innocente lo seguì
Senza le armi lo seguì
Sulla sua cattiva strada
Qui però il poeta anarchico aggiunge qualcosa perché il soggetto non è più in dubbio, ha imboccato la cattiva strada con decisione e sfrontatezza. Un anticonformista e maleducato che però attira.
Sui viali dietro la stazione
Rubò l'incasso a una regina
E quando lei gli disse "Come"
Lui le risposte "Forse è meglio è come prima
Forse è ora che io vada "
E la regina lo seguì
Col suo dolore lo seguì
Sulla sua cattiva strada
Persino una "regina" subisce il danno e inizia a seguire. La bocca di rosa di turno lascia la sua posizione e si muove addolorata. La strada cattiva non è quella delle regine ma chiama anche loro.
E in una notte senza luna
Truccò le stelle ad un pilota
Quando l'aeroplano cadde
Lui disse "È colpa di chi muore
Comunque è meglio che io vada"
Ed il pilota lo seguì
Senza le stelle lo seguì
Sulla sua cattiva strada
A un diciottenne alcolizzato
Versò da bere ancora un poco
E mentre quello lo guardava
Lui disse "Amico ci scommetto stai per dirmi
Adesso è ora che io vada"
L'alcolizzato lo capì
Non disse niente e lo seguì
Sulla sua cattiva strada
E mentre quello lo guardava
Lui disse "Amico ci scommetto stai per dirmi
Adesso è ora che io vada"
L'alcolizzato lo capì
Non disse niente e lo seguì
Sulla sua cattiva strada
Ad un processo per amore
Baciò le bocche dei giurati
E ai loro sguardi imbarazzati
Rispose "Adesso è più normale
Adesso è meglio, adesso è giusto, giusto, è giusto
Che io vada"
Ed i giurati lo seguirono
A bocca aperta lo seguirono
Sulla sua cattiva strada
Sulla sua cattiva strada
Il fascino della ballata e la sua postmodernità sta nel continuo andarsene. Lo scopo vero dei gesti sfrontati è andarsene. Il cattivo se ne va e attira ma se ne va sempre, si distacca, si allontana. Ha una strada da percorrere con inderogabile necessità non si bene dovuta a cosa. Se ne va e attira quelli che ha maltrattato, probabilmente una anticipazione dei nostri cari adolescenti anaffettivi.
E quando poi sparì del tutto
A chi diceva "È stato un male"
A chi diceva "È stato un bene"
Raccomandò "Non vi conviene
Venir con me dovunque vada
Ma c'è amore un po' per tutti"
E tutti quanti hanno un amore
Sulla cattiva strada
Sulla cattiva strada
A vent'anni dalla morte si torna sempre da fabrizio de André per vedere come si fa una canzone. Ho già espresso il mio giudizio: i cantautori italiani della seconda metà del novecento sono un filone artistico di cui fare tesoro. l'animo artistico italiano si è condensato in forma originale e strutturante. Hanno salvato la sensibilità e gli affetti del popolo con intelligenza e valore. Una stagione unica e per certi versi non facilmente ripetibile. il loro patrimonio è ben radicato nell'animo del nostro popolo. hanno fuso ideologia, valori, letteratura, poesia, musica, tecnica e quant'altro in maniera sublime. Il primo, il più grande ed un po' il maestro di tutti è Fabrizio de André, profeta anarchico e inafferrabile.
Persino i rapper di oggi sono debitori di questo padre e non lo nega nessuno. Lo invidiano, lo copiano, lo citano ma pochi lo raggiungono. Farne tesoro è già comunque segno di intelligenza ed onestà.
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