Non resisto alla tentazione di pubblicare questa canzone. L'Italia ha quasi sempre avuto dei poeti ufficiali: Carducci, Pascoli, Montale... ed ora? Uno c'è ma non fa il poeta: è un cantautore. Inutile negare che i cantautori italiani degli ultimi 70 anni abbiano soppiantato la funzione sociale della poesia. Ormai i loro testi si studiano a scuola (non senza molti rischi). A loro abbiamo affidato il genio della narrazione comune. Li cantiamo insieme sottotono o a squarciagola sotto la doccia, in macchina e insieme quando vogliamo essere uniti. Ne impariamo a memoria le strofe e chi ha il dono di suonare la chitarra ricercando gli accordi come magie per riprodurre quelle sensazioni.
Il mio preferito è (e credo rimarrà) Francesco Guccini. Mi ha entusiasmato per la sua portata di critica sociale, mi ha fatto sbellicare con la sua ironia da comico di balèra, mi ha commosso con canzoni d'amore che ho impiegato molti anni a capire, mi ha affascinato nella capacità unica di descrivere la vita così com'è e lo ringrazierò per sempre per non essere morto sul palco ed essersi ritirato per anzianità come pochi sanno fare. Lo sento come un parente. Sarà che anche io ho origini appenniniche.
se in Enoch sei stato rapito al cielo?
Se in Elia sei stato innalzato col cocchio?
Se in Paolo sei stato rapito al Paradiso e posto a vivere nel cielo?
Se in Davide sei stato esaudito e ld hai preso le ali della colomba ed hai volato?
Se in Cristo sei stato sollevato fatto uccello nello Spirito?
Quando lo Spirito è disceso sotto forma di colomba
ti ha dato le sue ali perché imparassi a volartene via dalla terra.