Bell'editoriale del nuovo direttore dell'Osservatore, il miglior giornale in lingua (italiana). Cita Lewis e Buber, come non riportarlo?
L’importante è essere sempre pronti. Possibilmente essere pronti a tutto. I leader politici in questi giorni pieni di incertezze e di agitazioni si sbracciano per dimostrarsi pronti, e pur di raggiungere gli obiettivi che si ripromettono e che promettono agli elettori si dichiarano capaci di non esitare neanche per un attimo e di andare dritti e sicuri fino in fondo, fino alle più estreme conseguenze. Dovrebbe rassicurarci tutto questo, anche perché la prontezza in effetti è importante, anzi di più: the readiness is all, “la prontezza è tutto” come dice a Orazio il buon Amleto (atto 5, scena 2). Ma di quale prontezza stiamo parlando? Quella di cui si parla nel dibattito politico contemporaneo spesso equivale a un guardare avanti, un pre-vedere, ma solo per affermare se stessi imponendo la propria posizione come a dire: si deve fare così e per raggiungere questo obiettivo non pongo limiti alla mia volontà, gli altri sono avvisati di fare lo stesso, nessuno mi ponga limiti. La prontezza qui è deterrenza, un avvertimento che ricade direttamente sugli altri.
Ma c’è un’altra prontezza. Più riflessiva,