Ci si fa più chiara allora nella sua verità l’affermazione di Gesù che «ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione» (Lc 15, 7). Il peccatore che si pente, esprime in modo diretto il senso specifico e il valore emergente di questo universo di fatto voluto da Dio.
Così arriviamo a capire che le nostre infedeltà, le nostre insipienze, i nostri “no” bizzosi (per i quali siamo e dobbiamo essere umiliati e confusi) possono diventare l’occasione per una vita spirituale più intensa; e che la stessa nostra colpa è vinta e travolta sul nascere dalla più grande forza d’amore del Padre che salva.
Il peccato non è un incidente di percorso ma una tappa prevista e anticipata. Magistrale e breve lectio del mio maestro in anticipazione al prossimo libro in uscita. Per gentile concessione dell'Observer.
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