lunedì 12 gennaio 2015

Se avessi predicato

Se avessi potuto, oggi avrei predicato così. Duemila anni fa' sulle sponde del Giordano un uomo proveniente da Nazaret si avvicinava a suo cugino Giovanni
ed immergendosi nell'acqua compiva un gesto rituale di purificazione insieme a molti altri ebrei dell'epoca. Quell'ebreo era Gesù. Nel medesimo istante si aprirono i cieli e si sentì una voce potente: questi è il Figlio mio, l'amato.
Se avessi predicato avrei detto che si trattò di un gesto inatteso e gratuito, assolutamente marginale agli occhi dei potenti dell'epoca e compiuto sì nell'ombelico del mondo ma in una regione politicamente insignificante.
Avrei detto che quel gesto e quella rivelazione è arrivata fino a me oggi e mi ha cambiato la vita. Direttamente fino a me grazie ad una catena interminabile e ininterrotta di testimoni eppure direttamente. E mi ha cambiato la vita. Mi ha cambiato anche il modo di stare di fronte a quello che è successo a Parigi. Avrei detto che quel fatto mi consente di stare in piedi di fronte a questi fatti ferito dalla violenza compiuta alla notizia, alla satira e quindi a me. Mi consente di stare in piedi anche di fronte si 2000 morti della Nigeria o al salto di quel diciottenne che si è buttato giù dal ponte nella mia città. In piedi. Avrei detto.
Se avessi potuto avrei cercato di chiarire che sui giornali e nelle parole si è creata una strana eppure inevitabile triangolazione tra l'Islam, l'Occidente e la Chiesa. La Chiesa che è padre dell'Occidente e si sente vecchio. L'Islam che crede in Dio, non ama l'Occidente e ritiene la Chiesa troppo debole. L'Occidente disperato che è felice di essere uscito di Chiesa è ferito dalla violenza e non sa dove andare. Un triangolo reale, avrei detto.
Se avessi predicato avrei cercato di dire ai miei amici occidentali che non basta avere il sole alle spalle. Dopo la notte viene il giorno e anche di notte la luna e le stelle ci permettono di camminare. Avrei detto che un po' invidio che uno abbia una ragione per morire perchè senza un motivo per morire non si ha nemmeno u motivo per vivere ma che è molto meglio avere una ragione per vivere e una ragione per vivere in eterno.
Avrei detto a questo benedetto popolo che abita in ogni nazione pur non essendo di nessuna di esse; che usa ogni lingua ma che ama una sola Parola... questo benedetto popolo cui mi sono consacrato ha un dono in mano che non può tenere per sé. Lo deve portare come un faro per far luce a tutti e ripetere a ciascuno che Dio ha squarciato i cieli e ha detto: uomo, Figlio, tu sei il mio amato, in te ho posto il tuo compiacimento. Avrei ripetuto che la libertà deve diventare libertà per e non solo libertà di. Avrei detto che Dio o l'ideale va amato e rispettato. Avrei detto che con quella rivelazione del Cristo l'uomo ha scoperto di essere più uomo, ha scoperto la tenerezza, ha trovato il suo destino ha imparato il vero senso della parola obbedienza, della parola uguaglianza, della parola servizio, della parola libertà, della grandezza di Dio, della fraternità.
Se avessi potuto predicare avrei cercato di far capire come quel fatto storico ha attraversato la storia ed è arrivato fino a noi per aiutarci a stare in piedi per non abbandonarci al sottovuoto occidentale e per non cadere nella violenza. Avrei detto che quella Parola "amato" che si è sentita venire dal cielo la vedremo tra poco affissa al legno della ragion politica e della falsa religione. Lo avrei detto non per ferire ma per guarire, nel tentativo costante di far risplendere il dono e la ragione ma non la mia ragione. Lo avrei detto impacciato erreless e zoppicante ma lo avrei detto.

3 commenti:

  1. Bravo don! Davvero magnifico.

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  2. Grazie don, ho bisogno di queste sintesi della bellezza della nostra fede.

    Sottolineo lo spunto che "libertà deve diventare libertà per e non solo libertà di". Ricordo che Madre Teresa di Calcutta in una sua poesia si definiva "Una piccola matita nelle mani di Dio", una matita che ha disegnato solo amore. Se è giusto "essere Charlie" ancor più sarei fiero di essere Madre Teresa. ciao

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