giovedì 6 ottobre 2016

Lecco, un gran borgo che s'incammina a diventar città

Risultati immagini per dialoghi di vita buona leccoQuesta sera a Lecco si tengono i Dialoghi di vita buona, l'iniziativa voluta dal nostro Cardinale Angelo Scola. Il fatto è di per sè un avvenimento dato che si tratta della prima volta di un "dialogo" al di fuori della città di Milano. Il titolo è interessante: "Cosa fa una città?".Evidentemente
promuovo l'iniziativa anche perché sono stato invitato a parteciparvi.
Mi sono vantato in lungo ed in largo con amici e non di essere stato inserito tra coloro che possono e debbono fare domande ai relatori (definito sulla locandina "uno dei protagonisti della vita della citta"... Però!) . Non mi sono preparato fino all'ultimo nonostante l'invito di diversi amici. Molti mi chiedono: cosa dirai? Non lo so. Se devo reagire alle relazioni devo prima ascoltarle.
Il titolo "Dialoghi di vita buona" significa per me almeno due cose importanti. La prima. Il dialogo. tutta la nostra civiltà occidentale è fondato sul logos, sulla ragione, sulla parola come mezzi perché gli uomini possano comprendersi, confrontarsi e stabilire tra loro dei rapporti. Il dialogo suppone questioni come la verità, la giustificazione, l'approfondimento, ecc. è la nostra strada per affrontare tutto. Un dialogo in senso forte, vero e profondo. Proveremo a farlo così. La seconda. La vita buona. E' una espressione tipica del Cardinale Scola di cui io sono discepolo per molti versi. Copiavo i suoi titoli ed i suoi slogan quando era patriarca di Venezia, pochi lo sapevano e io facevo bella figura. Poi è venuto a Milano e mi hanno scoperto, mannaggia! La vita buona è la vita morale, quella che ci auguriamo sia condotta da tutti. L'aggettivo "buona" suppone un riferimento al Bene. Sappiamo che non è facile condividere con tutti cosa sia il bene e ancora più difficile oggi è stabilire quale sia il bene comune, in un mondo, come dice Scola, in cui convivono fianco a fianco diverse "mondovisioni". Pensieri, opinioni, religioni diverse che grazie o per colpa della globalizzazione si trovano sullo stesso pianerottolo del mondo e che quindi sono invitate a dialogare.
L'oggetto della  conversazione sarà Lecco, la splendida cittadina in cui mi onoro di abitare nella sua parte più bella. Avendo smesso di sentirmi un milanese in vacanza forse posso dire qualcosa, si vedrà. Per partire mi sembra sempre utile ripassare il primo capitolo dei Promessi Sposi. Pare che sia anche uno dei romanzi preferiti da Papa Francesco certamente è molto caro a tutti noi italiani, lombardi, ambrosiani e lecchesi. Al Manzoni Lecco è debitrice, grazie a lui è diventata famosa nel mondo.
Cosa fa una città? Ne parleremo tra poco. Intanto ripassate con me e godetevi ancora una volta queste righe immortali:

 Quel ramo del lago di Como , che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un'ampia costiera dall'altra parte; e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancor più sensibile all'occhio questa trasformazione, e segni il punto in cui il lago cessa, e l'Adda rincomincia, per ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo, lascian l'acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni. La costiera, formata dal deposito di tre grossi torrenti, scende appoggiata a due monti contigui, l'uno detto di san Martino, l'altro, con voce lombarda, il Resegone, dai molti suoi cocuzzoli in fila, che in vero lo fanno somigliare a una sega: talché non è chi, al primo vederlo, purché sia di fronte, come per esempio di su le mura di Milano che guardano a settentrione, non lo discerna tosto, a un tal contrassegno, in quella lunga e vasta giogaia, dagli altri monti di nome più oscuro e di forma più comune. Per un buon pezzo, la costa sale con un pendìo lento e continuo; poi si rompe in poggi e in valloncelli, in erte e in ispianate, secondo l'ossatura de' due monti, e il lavoro dell'acque. Il lembo estremo, tagliato dalle foci de' torrenti, è quasi tutto ghiaia e ciottoloni; il resto, campi e vigne, sparse di terre, di ville, di casali; in qualche parte boschi, che si prolungano su per la montagna. Lecco, la principale di quelle terre, e che dà nome al territorio, giace poco discosto dal ponte, alla riva del lago, anzi viene in parte a trovarsi nel lago stesso, quando questo ingrossa: un gran borgo al giorno d'oggi, e che s'incammina a diventar città. Ai tempi in cui accaddero i fatti che prendiamo a raccontare, que1 borgo, già considerabile, era anche un castello, e aveva perciò l'onore d'alloggiare un comandante, e il vantaggio di possedere una stabile guarnigione di soldati spagnoli, che insegnavan la modestia alle fanciulle e alle donne del paese, accarezzavan di tempo in tempo le spalle a qualche marito, a qualche padre; e, sul finir dell'estate, non mancavan mai di spandersi nelle vigne, per diradar l'uve, e alleggerire a' contadini le fatiche della vendemmia. Dall'una all'altra di quelle terre, dall'alture alla riva, da un poggio all'altro, correvano, e corrono tuttavia, strade e stradette, più o men ripide, o piane; ogni tanto affondate, sepolte tra due muri, donde, alzando lo sguardo, non iscoprite che un pezzo di cielo e qualche vetta di monte; ogni tanto elevate su terrapieni aperti: e da qui la vista spazia per prospetti più o meno estesi, ma ricchi sempre e sempre qualcosa nuovi, secondo che i diversi punti piglian più o meno della vasta scena circostante, e secondo che questa o quella parte campeggia o si scorcia, spunta o sparisce a vicenda. Dove un pezzo, dove un altro, dove una lunga distesa di que1 vasto e variato specchio dell'acqua; di qua lago, chiuso all'estremità o piùttosto smarrito in un gruppo, in un andirivieni di montagne, e di mano in mano più allargato tra altri monti che si spiegano, a uno a uno, allo sguardo, e che l'acqua riflette capovolti, co' paesetti posti sulle rive; di là braccio di fiume, poi lago, poi fiume ancora, che va a perdersi in lucido serpeggiamento pur tra' monti che l'accompagnano, degradando via via, e perdendosi quasi anch'essi nell'orizzonte. Il luogo stesso da dove contemplate que' vari spettacoli, vi fa spettacolo da ogni parte: il monte di cui passeggiate le falde, vi svolge, al di sopra, d'intorno, le sue cime e le balze, distinte, rilevate, mutabili quasi a ogni passo, aprendosi e contornandosi in gioghi ciò che v'era sembrato prima un sol giogo, e comparendo in vetta ciò che poco innanzi vi si rappresentava sulla costa: e l'ameno, il domestico di quelle falde tempera gradevolmente il selvaggio, e orna vie più il magnifico dell'altre vedute.


A. Manzoni, I promessi sposi, cap I

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