domenica 12 aprile 2020

Un filo scoperto di affetto illuminato da mille riflettori


In questa solenne notte di veglia siamo qui tutti radunati attorno all’altare grazie ai mezzi di comunicazione. Ringraziamo la televisione, le connessioni via cavo, l’etere e il wifi per questa possibile connessione tra di noi. Siamo qui collegati dai fili invisibili della tecnologia. Ma ultimamente ancora di più collegati da un senso di dolore, di paura e di preoccupazione per il domani Come da tempo non provavamo.

Certo a molti resta il rammarico di non poter essere fisicamente in chiesa ma ancora più dura è la consapevolezza dell’assenza di molti amici che non possono essere qui a cantare le lodi del Signore perché rapiti da una malattia inattesa. In questa notte solenne portiamo tutti i nostri dubbi e le nostre preoccupazioni. Portiamo i lutti e le fatiche di una stagione non desiderata, di una quaresima che a quanto pare non finirà ancora con la Pasqua.

Qualcuno in questa notte ha osato avanzare la domanda: dov’è Dio? Domanda tremante che ci ha accompagnato in questo triduo di Pasqua. Più al fondo della paura emerge una domanda ineludibile di senso. Se cercate bene in fondo resta un filo un po’ nascosto ma resistente.

Era notte anche quando due donne si alzarono per andare al sepolcro. Poco preoccupate del vestito, lacerate nell’animo, conservavano in cuore un filo sottile e resistente del quale forse non erano nemmeno del tutto consapevoli. Era notte anche nel loro cuore ma cosa le ha mosse?

Venerdì la notte scese alle tre del pomeriggio quando tutti erano scappati. Notte dei discepoli, notte del cielo, notte della religione coi suoi sacerdoti complici del delitto. Il velo del tempio strappato e i soldati a dividersi le vesti. Nella memoria delle due Marie i fili della antica promessa di Israele si sono allentati. Terra e benedizione, luce e alleanza cosa resta di tutto ciò? Cosa è rimasto nel loro cuore per farle alzare di notte col rischio della denuncia?

Ora ci avete tolto tutto: la sua presenza, la sua parola, il suo sorriso, la sua carezza come fili di una corda tagliata con la spada. Ma il filo della memoria è dentro di noi e non potete spezzarlo. Non c’è spada che possa tagliarlo.

Cosa è rimasto se non... l’affetto per delle parole? Parole mai sentite prima. Verità che rimavano con carità, parole di speranza talmente radicate nella memoria da non consentire più di essere le stesse senza nemmeno saperlo dire. L’affetto è più potente della paura e fa capire meglio di ogni ragione. Sono due donne, hanno amato e nessuno le ferma. Noi dobbiamo alla loro pietà e al loro coraggio il dono di questo annuncio inatteso. Occhi aperti per non inciampare, memoria in fiamme per il dolore, il rischio della denuncia vinto pur con timore. Parole lontane radicate nel cuore e nella mente immagini di dolore.

Due soldati fanno la guardia al sepolcro. Sono uomini muscolosi e armati. Sono uomini allenati nei bicipiti e nello sguardo ad eseguire ordini magari poco amati. Che li condividano o meno li eseguono e basta. E’ la legge delle armi, la prosecuzione della politica con altri mezzi. Poco importa che qualcuno cada.

Ma non è a questi che l’angelo parla.

E’ notte e la terra si muove. Non è ancora sorto il sole e loro cedono a qualcosa che li tramortisce. C’è una forza più grande e potentemente gentile che li sbaraglia. Rimangono vinti davanti alla pietra. Senza che nessuno abbia usato la spada.

E’ notte ma la terra si muove e una luce appare. Gli occhi dei soldati sono chiusi e non la possono vedere. L’occhio delle donne invece è più resistente, occhi che non volano come la piuma al vento, occhi in lacrime sì ma spalancati all’evento.

Di notte, una luce più potente di mille riflettori scova un filo scoperto di affetto nei loro cuori. Parte un collegamento, si annoda qualcosa. A quel filo potranno ora riallacciarsi uno alla volta gli altri fili della trama della vita, del tessuto del senso, dell’abito della persona.

Cari amici, in questa notte brilla una luce nuova, più forte di quella del giorno: appare il giorno nuovo. E se siamo qui a seguire in TV questa veglia santa è perché la notte non è il fondo del nostro cuore è perché anche noi abbiamo sentito - almeno una volta nella vita - quelle parole di luce far baluginare qualcosa di nuovo. Qualcosa di felice che si rinnova questa sera mentre ascoltiamo ancora una volta l’annuncio che dilaga come la marea: non è qui, è risorto, là lo vedrete, tornate in Galilea.

Un calore ed una gioia insolita e inattuale che ci invita a riprendere il filo della nostra vita, a riaprire il vangelo, a leggere i segni della liturgia per scoprire chi è Dio, per scoprire che Dio è presente.

Un Dio che crea il mondo come un artista, che libera dalla schiavitù, che non vuole il sacrificio del figlio se non del Suo, che scaccia i demoni, che risana i malati, che ha cura dei poveri e che ha vinto la morte, che è arrivato a noi nell’acqua del Battesimo. Dobbiamo tutto questo a Maria di Magdala e all’altra Maria le donne che amando hanno seguito, che amando hanno capito, che per l’affetto hanno visto. Anche noi come i discepoli possiamo aprire le porte chiuse per la paura. Possiamo correre anche rimanendo in casa, possiamo pregare e parlare con Dio. Persone nuove, comunità nuove, Chiesa viva in mezzo al mondo rinata dall’acqua e dallo Spirito santo.

Sul legno della croce spunta un drappo verde di speranza che unito al bianco della fede apre al rosso della carità. Sventola una bandiera nuova per un popolo nuovo. E’ possibile immaginare una nazione nuova. Anzi ce n’è estremamente bisogno. Occorrono uomini e donne liberi e forti. Io penso che questa mia generazione è preparata per un mondo nuovo una speranza rinnovata. Una generazione fino ad adesso ben vestita ma tratti un po’ annoiata ha ora l’occasione storica di ricucire, di intessere, di creare. Possiamo riprendere il filo profondo del discorso, riallacciare le trame della storia, riannodare i capi di problemi che parevano insolubili. Possiamo trovare parole forti e non violente, possiamo costruire ponti e abbattere bastioni, possiamo andare oltre i confini senza invadere nessuno, possiamo allacciare amicizie, annodare rapporti, cucire famiglie, tessere comunità, cantare un canto nuovo. Terremo gli occhi aperti soprattutto sui più poveri e sui più deboli.

E’ notte, sì, ma è spuntato un giorno nuovo. Non ci aveva detto tutto il Signore? Non ci aveva detto: non abbiate paura? Non abbiate paura! Non abbiamo paura!

Omelia per la Veglia Pasquale

Lecco 12 Aprile 2020
… Mt 28,1-7

1 commento:

  1. Bellissima omelia, volevo chiederti il testo dopo averla ascoltata ieri sera, ma mi hai preceduto.
    Grazie Don, auguri di pace e serenità nel giorno della Resurrezione! Un abbraccio.

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