Senza retorica credo che si possa se affermare che l’Oratorio Pratocentenaro è uno degli oratori più importanti
di tutta la città.
Qui sono cresciuti ragazzi e uomini secondo l’ educazione di fede
tipica del popolo ambrosiano: grandi appassionati di gioco, di sport e di
spettacolo come forme della vita comune fondata sulla fede. Sacerdoti di grande
valore unitamente alle Suore e ad una
schiera notevole di laici hanno dato vita ad un ambiente vivo e vitale dal
grandissimo potenziale educativo. Ancora oggi in quartiere la realtà di aggregazione
giovanile più significativa è l’oratorio.
Don Francesco Gerosa, don Bruno Krauss, don Lauro Consonni,
don Giancarlo Noé, don Giorgio Ciani, don Giambattista Gorla, don Giancarlo
Sala e don Paolo Stefanazzi ne sono stati gli assistenti. Ogni stagione della
vita dell’oratorio meriterebbe il suo racconto. Avrei voluto scriverlo ma non
ce l’ho fatta. In appendice lascio la tavola cronologica delle presenze dei
preti di Prato forse un giorno qualcuno avrà voglia di scriverla tutta. Mi
limito a citare tre episodi che mi sono sembrati i più significativi.
L’oratorio di don
Bruno Krauss, negli anni ’50, ha affrontato un periodo mitico, senza
strutture ma con un sacco di ragazzi. Era il dopoguerra e la Chiesa aiutava le
famiglie ad affrontare i disagi della povertà e dell’educazione attraverso una
attività enorme di vicinanza e di aiuto molto concreto. La scuola di don Bruno
solidamente formata a quella del seminario di Venegono (don Bruno è compagno di
ordinazione del Card. G. Biffi) insegnava l’amore per il Signore nella
devozione semplice e sincera ai sacramenti e a Maria attraverso il gioco, il
catechismo, le feste, l’Azione Cattolica, ecc.
L’oratorio di don
Giorgio Ciani negli anni ’80 ha affrontato il massimo di espansione della
parrocchia che giungeva fino a 200 comunioni all’anno e a numeri astronomici
per il coinvolgimento nell’animazione parrocchiale (rimangono imbattuti i 9
pullman di partecipanti alla sfida Apache e Sioux). Anni difficilissimi per lo
scoppiare del disagio giovanile: da una parte la contestazione politicizzata e
dall’altra la devianza, aggravata dallo scoppiare del dramma della droga. Ad un
certo momento parte della parrocchia sembrava essere caduta in mano alla
malavita organizzata. Don Giorgio forte del sostegno di Mons. Palumbo e della
ventata di novità portata in diocesi dall’arrivo del Card. Martini fu capace di
ricollocare l’oratorio nel nuovo contesto sociale. L’amore alla liturgia, al
catechismo e alla Parola di Dio uniti ad una straordinaria capacità di
coinvolgimento ed animazione rimangono un ricordo indelebile per tutti i
ragazzi cresciuti con lui. La sua scomparsa tragica nel 1989 in un incidente
alpinistico ha lasciato una intera generazione nella mancanza di un vero e
proprio padre. Quando nel 2009, a vent’anni dalla morte, ci siamo recati ai
piani di Bobbio per celebrare in suo suffragio, abbiamo visto ancora molte
persone commuoversi nel ricordare una stagione interrotta ma ben viva nella
memoria di tutti.
In contemporanea, a metà degli anni ‘70 nacque il Centro Giovanile
per opera di don Giancarlo Noé che iniziò a far le vacanze con un gruppo di
giovani nel tentativo di proseguire nell’esperienza le realtà conosciute al
catechismo. Certamente figura protagonista ne fu poi Don Battista Gorla che era assistente dell’oratorio femminile e
proveniva dall’insegnamento in seminario. Vivendo il ministero qui a Prato
conobbe e aderì al movimento di Comunione e Liberazione da alcuni anni nato a
Milano per l’opera di don Giussani. Il grande carisma di don Battista fu capace
di coinvolgere un numero altissimo di giovani nell’esperienza del Centro
Giovanile e poi del Centro Culturale, un percorso di fede che veniva dopo gli
anni dell’oratorio e che vi si accostava. La generazione degli attuali
quaranta\cinquant’enni ha seguito le sue proposte con grande frutto proseguendo
poi il cammino di fede con CL.
Questi dieci anni
Nel 2002 arrivava finalmente il nuovo parroco don Costanzo
Belotti detto “don Tino” unitamente al nuovo coadiutore, io. Il passaggio fu
epocale perché succedeva al ministero lungo 32 anni di Mons. Palumbo. “Finalmente”
non è un commento mio, fu lo stesso Monsignore a dirlo perché già da anni
chiedeva di essere sostituito per potersi riposare. Don Tino, sacerdote già di
sicura esperienza, si mise da subito, con entusiasmo ed energia, a cercare di
rinnovare una parrocchia che sentiva il bisogno di essere ringiovanita e
rinnovata per quel che riguardava le strutture e le persone.
Dopo un anno e mezzo della sua presenza, nel febbraio 2004,
la sua opera subì una drastica interruzione a causa di un grave incidente sulle
piste da sci. Don Tino per la convalescenza rimase più di sei mesi lontano
dalla parrocchia e vi rientrò non del tutto ristabilito. A metterlo ulteriormente
in difficoltà fu anche l’annuncio della chiusura della comunità religiosa della
suore salesiane sopra citate che obbligò la parrocchia ad assumere direttamente
la gestione della Scuola parrocchiale Maria Immacolata. L’incarico risultava troppo
gravoso per la condizione di salute del parroco. Don Tino decise di dare le
dimissioni e nel settembre 2007 don Maurizio Bertolotti fece il suo ingresso
come prevosto.
Il rinnovamento della parrocchia è proseguito con continuità
e nuova energia. Don Maurizio si è trovato a dover affrontare il problema della
gestione diretta della scuola Parrocchiale e a riprendere a tessere pian piano
la trama di una comunità un po’ sballottata dai cambiamenti. Si è affacciata da
ultimo anche la prospettiva della costituzione di una comunità pastorale con la
vicina parrocchia di san Carlo alla Ca’ Granda sullo schema della nuova
strategia pastorale del Card. Tettamanzi.
Continua - 2
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