sabato 13 dicembre 2014

100.000 contatti e quattro puntini sulle "i"

Il contatore dei contatti (quasi una ripetizione) giunge a 100.000. Vorrei celebrare il raggiungimento del traguardo. Un piccolo blog come questo, iperindividualista, clericale, conservatore e copione ha comunque creato una sua piccola cerchia di affezionati lettori. Sfrutto l'occasione per mettere alcuni puntini sulle "i".

"i" come inizio

Un prete mio amico mi ha mostrato il blog del suo oratorio. Nel giro di 30 secondi è nata in me una invidia fortissima. Che ho represso, come sempre, all'inizio. Alla sera, in momento assai bello e durissimo della mia vita mi sono gettato. Tanti fessi scrivono fesserie, perchè io no?
Mi sono impegnato come un pazzo a scrivere tutte le sere qualcosa. Un vero delirio. Post inutili e incomprensibili, scopiazzature, errori clamorosi, il vizio di scrivere come se leggessi solo io ecc. Ho scoperto l'ansia di sapere: mi avranno letto? cosa ne penseranno? Vita da blogger. 
Ho trovato molti sostenitori, e soprattutto molti attenti lettori. Ricevo poche critiche anche se so che alcuni post hanno ferito taluni. Me ne scuso.

- Ho sentito che tieni pure un blog...
- ma... veramente... Eminenza, sa... (la poltrona scotta e mi si intrecciano i diti come a Fantozzi)  scrivo... qualche sciocchezza... non pensavo...
- Si, sai, io non sono molto pratico di questi aggeggi, preferisco leggere sulla carta ma qualche volta le mie collaboratrici mi hanno stampato alcuni dei tuoi articoli.
E ne tira fuori uno. Tremo. Per fortuna è uno di quelli copiati da altri.
- Comunque, bravo, vai avanti, bisogna che sappiate stare nel mondo.

Così ho saputo che il Cardinale controlla quello che scrivono i preti. Fa bene. Sono piuttosto orgoglioso che abbia letto qualcuna delle mie fesserie. Il mio vero sogno è quello di scrivere un romanzo. Come tutti sanno a scrivere si impara in due modi: leggendo e scrivendo. Scrivo di un po' di tutto senza arte e senza professione ma con la dichiarata speranza di trovare un giorno la capacità di raccontare una storia per intero. Inizio dalla mia perchè non ne ho altre. Eccomi alla seconda "i"

"i" come io

Io, io, io, io, eeeh. Non so perché ma questo continuo utilizzo del pronome alla prima persona mi irrita anzi ormai mi urtica. Ho sentito dire di un giovane prete che stava commentando la famosa pagina del giovane ricco.  
-Allora, ragazzi, avete capito? 
Silenzio, smarrimento. 
Dal gruppo si alza un timido "no". 
- Vabbé, allora vi racconto una storia: c'era un giovane che aveva molti soldi, suo nonno aveva lo yacht, una industria e questo giovane rinuncia a tutto per il Signore... avete capito? 
Silenzio. 
- Ok ve lo dico allora: quel giovane sono io.
Io, io, io.

Un altro simpatico episodio è successo di recente. Passo a trovare un prete non più giovanissimo una sera per le solite questioni parrocchiali. 
- come stai? Hai il raffreddore?
- Eh si un po' mi sono raffreddato l'altra sera e sono anche un po'...
- Hai visto come sono stato bravo? Mi sono anche accorto che hai il raffreddore!!

Ah! L'io! Che schiavitù ci consegna ogni giorno il postmoderno. D'altra parte da dove si può partire se non da quello che vedo e quello che sento. L'unico antidoto che ho trovato è rendermene cosciente. Siamo tutti molto centrati su noi stessi e il blog è spesso un parlare da soli nella speranza che qualcuno legga ma anche nella fatica di non riuscire a dire le cose in faccia. 
Scrivere è atto creativo e insieme distruttivo. Nella triangolazione tra il mio vissuto, quello che scrivo e quello che anche gli altri sanno. Avrei voluto studiare qualche materia. Avrei voluto diventare un professore di qualcosa. Tornare a casa con una laurea... in casa mia sono tutti laureati! Cribbio. Mi sono anche proposto ai vari vescovi ma niente! Non mi resta che scavare e riscavare in quello che ho tra le mani: la mia esperienza, gli incontri i visi, qualche libro e lo splendore della vita della Chiesa. Un amico prete mi disse: i tuoi libri sono i visi dei tuoi parrocchiani. Mi sembrava una battuta consolatoria e invece è vero. 
Ecco la terza "i" quella che sta nel titolo.

Generazione "i"

Con questo titolo lessi da qualche parte un articolo di qualche sociologo. Roba da titolo del Corriere. Da quando la Apple domina il mondo c'è una "i" davanti ad ogni cosa e sta ad indicare una "app". Una delle prime sere che pensavo a come fare un blog scrutavo la mia libreria sempre più ricca di libelli bianchi dei miei autori preferiti. Vidi I.Biffi. Nel senso di Inos Biffi il grande teologo che leggevo e leggo a ripetizione, curiosamente omonimo dell'altro Biffi, Giacomo, il Cardinale di Bologna. Due pensatori eccezionali, identici come fratelli. Una delle poche scuole teologiche in cui valga la pena di perder tempo. Ecco fatto. Lì è la teologia e io sono qui, che faccio? iBiffi allora è una applicazione di quel modo di vedere la fede, la Chiesa. E' amore alla tradizione ambrosiana, certezza che essa non è estinta nonostante preti e vescovi perché conservata dal suo popolo. I Biffi sono una scuola che aiuta a pensare la fede con rigore e passione, con equilibrio, con semplicità e chiarezza. mai citati, mai ricordati, mai di moda, i due Biffi sono come la punta di un iceberg. La cristallizzazione della fede di un popolo unico, quello lombardo e ambrosiano. La vera sicurezza delle fede da noi ce l'ha la gente semplice non i teorici, Guai agli intellettuali, guai ai professori, guai ai pensatori. Sentiamo una affinità unica con la teologia del popolo che continua a ripetere papa Francesco. Anche il nostro Cardinale ne ha parlato: il cristianesimo popolare ambrosiano. C'è ed è bellissimo. Molto meglio di tanti altri. Coi suoi Oratori, con la sua liturgia, la passione per la montagna, per il canto insieme, per il gioco, la devozione a Maria, la bicicletta il Santissimo. Sobrietà e solennità, gioco e carità, catechesi e teatro. Vedo queste cose, credevo che fossero finite e invece ci sono e sono belle, molto più di molte altre. Che rabbia quando mi dicono che non è possibile! Allora lo racconto.

"i" come ispirazione

Col mio blogghettino cerco di raccontare come è bella la vita cristiana. Cerco di raccontare come tutta la realtà nella sua durezza vada guardata bene e compresa senza paura e senza ideologia e allora diventa via di una gioia grande. La mia soddisfazione più grande? Quando sento i ragazzi che leggono quello che scrivo su di loro e si sentono capiti. Grazie amici, siete voi la fonte più bella di ogni ispirazione. La gioia toccata in certi momenti è la certezza che il Signore è presente, passato e futuro con noi sempre. Egli dona la vera libertà. Ubi fides ibi libertas. Sta scritto sul breviario, l'ha detto sant'Ambrogio. E' vero. Davvero.

4 commenti:

  1. Bello, però il verde di sfondo precedebte mi dava piú sicurezza!

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    1. Grazie, e complimenti per il presepio vivente!

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  2. "I tuoi libri sono i visi dei tuoi parrocchiani"... uh quanto è vero! Grazie don perché da quando tieni questo blog, leggere i tuoi post mi diverte e mi ispira sempre, e soprattutto da quando sei distante, mi dà la fortuna di poter dire di tanto in tanto: "Andiamo a vedere che cosa dice il don..." :D
    Grazie!!! Federica

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