Un discepolo assiduo andò a chiedere al suo maestro: "dopo tanti anni, dimmi finalmente la parola che mi libererà e mi permetterà di entrare nella grande Luce". Il maestro lo mandò in cortile dicendogli: "Va' a vedere il cipresso nel cortile!". Egli andò e lo vide. Gli venne donata la grande Luce.
A distanza di anni, quando ormai il discepolo era succeduto al maestro defunto, ecco giungere dal nord del paese qualcuno che aveva sentito parlare del nuovo maestro e della famosa parola del maestro precedente sul cipresso nel cortile.
sabato 22 agosto 2015
giovedì 20 agosto 2015
Le gioie di un prete in vacanza
- Uscir di casa senza chiavi
- celebrare la messa senza dover dare avvisi
- recitare l'ufficio senza fretta
- assistere ai capricci dei bambini senza doversene curare
lunedì 17 agosto 2015
Un buon compagno di viaggio
I bambini delle elementari alla domanda: "come deve essere un buon compagno di viaggio?", hanno risposto:
Non arriva in ritardo
Si fida di te
Non ti lascia mai solo
È saggio
Parla e canta durante il cammino
Tutto dipende dalla fine
La vocazione più sublime non ha alcuna utilità per il codardo e la meno nobile non è un ostacolo per il coraggioso. [...]
Che cosa è servito a Giuda aver abbracciato volontariamente la dignità sublime dell'apostolato - alla quale è stato chiamato con una vocazione uguale a quella di Pietro e degli altri apostoli - dal momento che, conferendo ad inizi così illustri una fine miserabile, si abbandona alla passione del denaro e giunge fino a tradire il suo Maestro con il più crudele dei parricidi? Considerate d'altra parte il beato Paolo. Colpito da improvvisa cecità, viene attratto come suo malgrado nella via della salvezza. Dove è lo svantaggio, dal momento che da allora segue il Signore con tale fervore e. rispondendo alla prima costrizione con il dono libero e pieno di sé, corona con una fine incomparabile una vita illustrata da così grandi virtù? Quindi tutto dipende dalla fine.
Giovanni Cassiano, Conferenze III, V:SC 42,144
Che cosa è servito a Giuda aver abbracciato volontariamente la dignità sublime dell'apostolato - alla quale è stato chiamato con una vocazione uguale a quella di Pietro e degli altri apostoli - dal momento che, conferendo ad inizi così illustri una fine miserabile, si abbandona alla passione del denaro e giunge fino a tradire il suo Maestro con il più crudele dei parricidi? Considerate d'altra parte il beato Paolo. Colpito da improvvisa cecità, viene attratto come suo malgrado nella via della salvezza. Dove è lo svantaggio, dal momento che da allora segue il Signore con tale fervore e. rispondendo alla prima costrizione con il dono libero e pieno di sé, corona con una fine incomparabile una vita illustrata da così grandi virtù? Quindi tutto dipende dalla fine.
Giovanni Cassiano, Conferenze III, V:SC 42,144
lunedì 10 agosto 2015
Senza mani
In Giappone si racconta la storia di un maestro che aveva
trasmesso la grande luce ad uno dei suoi discepoli. Quest'ultimo, riconosciuto
e rassicurato dal suo maestro decise di lasciare tutto. Si recò in città e andò
a vivere in mezzo ai barboni
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