Il titolo proposto agli Oratori per
l'anno 2015\2016 è “Come Gesù” slogan che riecheggia il titolo
della lettera pastorale del nostro arcivescovo intitolata “Educarsi
al pensiero di Cristo”. Credo che ci sia di grande aiuto la
proposta del nostro vescovo perché ci aiuta a chiarire il fuoco
della nostra proposta. In Oratorio vorremmo vivere come Gesù,
Vorremmo educarsi ad essere come Gesù, vogliamo imparare da lui come
si parla, come si pensa, come si ama , come si diventa più amici,
più uomini e più donne.
1. Gesù non è solo un contenuto da
comunicare
Proviamo ad ascoltare il brano di
vangelo che la liturgia ci ha proposto. Assistiamo ad un incontro di
Gesù con un dottore della legge, un uomo colto e intelligente
probabilmente. Notate come Gesù non prepara nulla ma vive
semplicemente gli incontri così come gli capitano dopo che lui è
andato in mezzo alle persone. “Anche la Chiesa deve fare così!”
continua ad esortarci papa Francesco, non inventare un'altra vita ma
andare ad annunciare dove c'è la vita ed incontrare le domande vere
delle persone.
2. Gesù ci insegna ad amare Dio
Dopo l'incontro avviene il dialogo in
cui Gesù mostra di conoscere molto bene l'insegnamento del primo
testamento: amare Dio con tutto il cuore, con tutta la mente e con
tutta l'anima. Potremmo anche chiederci se noi abbiamo chiaro che il
lavoro di quell'opera che chiamiamo Oratorio consiste in questo:
insegnare ad amare Dio. Abbiamo chiaro che questo è il nostro scopo?
Abbiamo passato più tempo ad arrovellarci sulle alchimie delle
nostre psicologie o più tempo in preghiera? Abbiamo messo in
principio alla nostra azione l'agire potente dell'Altissimo? Abbiamo
chiaro che le nostre compagnie o vivono la Parola di Dio o diventano
una ONG pietosa?
3. Il Diavolo ci tenta a non
prendere responsabilità
Poi il dialogo prosegue in una maniera
molto attuale: il dottore si giustifica. E' questa una figura umana
molto diffusa: noi spesso ci giustifichiamo. Cioè troviamo molti
modi per dire che non siamo reponsabili noi e che facciamo bene ad
andare avanti comodi con le nostre decisioni senza prendere sul serio
la parola di Dio. “Eh sai in fondo non è più come prima... ma se
ci fosse un altro prete... ma se non fosse una comunità così
chiusa... ma se non avessi tanto da lavorare... a ma quando avrò
finito gli esami” oppure “sai se una cosa la faccio voglio farla
bene... in questo momento credo che non darei il massimo... ho perso
l'occasione...” Sono tutte giustificazioni che poniamo per non
iniziare ad amare Dio con tutto il cuore con tutta l'anima. Il
Diavolo tenta sempre di non farci prendere responsabilità. Basta
guardare la vita dei santi per capire come sono state affrontate
tutte queste difficoltà e come la Chiesa ha vissuto momenti molto
più difficili. Basta pensare ai nostri amici della Siria o dell'Iraq
con le chiese distrutte, perseguitati, oppressi e uccisi. Noi
cerchiamo sempre molte scuse per mantener una vita comoda secondo
noi.
4. Cosa fa Gesù
Ancora più entusiasmante è però la
risposta di Gesù e da lui impariamo come si ama. Gesù non si
scandaliza e non si arrabbia ma ama, educa. La parabola del buon
samaritano smuove il cuore del dottore e gli fa perdere la scusa
della giustificazione. Spiega come sia l'amore di Gesù: imprevisto,
attento, concreto integrale e nascosto. Ora sa cosa vuol dire essere
prossimo e soprattutto ha sperimentato la carità intellettuale di
Gesù che gli ha, con amore, spalancato la mente, allargato la
ragione. Vivere come Gesù è amarsi così senza finzioni guardandosi
dritti negli occhi e guardando dritta in faccia tutta la realtà.
- percorso per la comunità educante
- percorso genitori
- La comunità giovanile
Proposte:
Dt 6,1-9; Rm 13,8-14a; Lc 10, 25-37
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