lunedì 28 settembre 2015

Come Gesù

Quando è stata l'ultima volta in cui hai detto “ti voglio bene” a Gesù?” A. Scola

Il titolo proposto agli Oratori per l'anno 2015\2016 è “Come Gesù” slogan che riecheggia il titolo della lettera pastorale del nostro arcivescovo intitolata “Educarsi al pensiero di Cristo”. Credo che ci sia di grande aiuto la proposta del nostro vescovo perché ci aiuta a chiarire il fuoco della nostra proposta. In Oratorio vorremmo vivere come Gesù, Vorremmo educarsi ad essere come Gesù, vogliamo imparare da lui come si parla, come si pensa, come si ama , come si diventa più amici, più uomini e più donne.

1. Gesù non è solo un contenuto da comunicare
Proviamo ad ascoltare il brano di vangelo che la liturgia ci ha proposto. Assistiamo ad un incontro di Gesù con un dottore della legge, un uomo colto e intelligente probabilmente. Notate come Gesù non prepara nulla ma vive semplicemente gli incontri così come gli capitano dopo che lui è andato in mezzo alle persone. “Anche la Chiesa deve fare così!” continua ad esortarci papa Francesco, non inventare un'altra vita ma andare ad annunciare dove c'è la vita ed incontrare le domande vere delle persone.
2. Gesù ci insegna ad amare Dio
Dopo l'incontro avviene il dialogo in cui Gesù mostra di conoscere molto bene l'insegnamento del primo testamento: amare Dio con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta l'anima. Potremmo anche chiederci se noi abbiamo chiaro che il lavoro di quell'opera che chiamiamo Oratorio consiste in questo: insegnare ad amare Dio. Abbiamo chiaro che questo è il nostro scopo? Abbiamo passato più tempo ad arrovellarci sulle alchimie delle nostre psicologie o più tempo in preghiera? Abbiamo messo in principio alla nostra azione l'agire potente dell'Altissimo? Abbiamo chiaro che le nostre compagnie o vivono la Parola di Dio o diventano una ONG pietosa?
3. Il Diavolo ci tenta a non prendere responsabilità
Poi il dialogo prosegue in una maniera molto attuale: il dottore si giustifica. E' questa una figura umana molto diffusa: noi spesso ci giustifichiamo. Cioè troviamo molti modi per dire che non siamo reponsabili noi e che facciamo bene ad andare avanti comodi con le nostre decisioni senza prendere sul serio la parola di Dio. “Eh sai in fondo non è più come prima... ma se ci fosse un altro prete... ma se non fosse una comunità così chiusa... ma se non avessi tanto da lavorare... a ma quando avrò finito gli esami” oppure “sai se una cosa la faccio voglio farla bene... in questo momento credo che non darei il massimo... ho perso l'occasione...” Sono tutte giustificazioni che poniamo per non iniziare ad amare Dio con tutto il cuore con tutta l'anima. Il Diavolo tenta sempre di non farci prendere responsabilità. Basta guardare la vita dei santi per capire come sono state affrontate tutte queste difficoltà e come la Chiesa ha vissuto momenti molto più difficili. Basta pensare ai nostri amici della Siria o dell'Iraq con le chiese distrutte, perseguitati, oppressi e uccisi. Noi cerchiamo sempre molte scuse per mantener una vita comoda secondo noi.
4. Cosa fa Gesù
Ancora più entusiasmante è però la risposta di Gesù e da lui impariamo come si ama. Gesù non si scandaliza e non si arrabbia ma ama, educa. La parabola del buon samaritano smuove il cuore del dottore e gli fa perdere la scusa della giustificazione. Spiega come sia l'amore di Gesù: imprevisto, attento, concreto integrale e nascosto. Ora sa cosa vuol dire essere prossimo e soprattutto ha sperimentato la carità intellettuale di Gesù che gli ha, con amore, spalancato la mente, allargato la ragione. Vivere come Gesù è amarsi così senza finzioni guardandosi dritti negli occhi e guardando dritta in faccia tutta la realtà.

    Proposte:
  • percorso per la comunità educante
  • percorso genitori
  • La comunità giovanile


Dt 6,1-9; Rm 13,8-14a; Lc 10, 25-37

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