lunedì 20 marzo 2017

Post sulla verità per una giovane amica 2.0

Tutti ne sentono la mancanza, qualcuno sostiene che non esista e vive rassegnato, molti dicono che sia irraggiungibile, di fatto non possiamo farne a meno nemmeno per i gesti più banali, di sicuro è una questione molto complessa. La verità fa sempre discutere.
Si tratta di un argomento molto complesso ed insieme molto quotidiano. Non sono un filosofo ma è inevitabile tirare in ballo qualche nozione di filosofia. Sono un prete con più cognizione di causa mi addentro nel quotidiano. Oggi una ragazza delle più intelligenti che conosco mi ha chiesto di scrivere qualcosa in merito a questo tema dopo aver inevitabilmente predicato, alla terza domenica di Quaresima ambrosiana, attorno a "la verità vi farà liberi".
Nella sua accezione antica dire la verità significa dire ciò che corrisponde alla realtà. E' l'accezione più antica ma insieme la più vicina al senso comune. Per esempio: oggi ho celebrato due messe. E' vero perché è ciò che ho fatto oggi e molti ne sono testimoni. Se qualcuno affermasse il contrario si troverebbe in grossa difficoltà nel sostenerlo. Altro esempio: oggi ho fatto una bella predica. Questo è assai più difficile da sostenere perché dipende da molti fattori e perché si tratta di un giudizio di valore quindi molto più soggettivo. Siamo già troppo nella filosofia.
Comunque la frase di Gesù: la verità vi farà liberi ha un primo significato semplice. Se una persona abitualmente racconta della propria vita in maniera corrispondente alla realtà che anche gli altri possono riconoscere vive più leggera perché a sostenere la propria posizione non è sola ma ha il sostegno della realtà in genere riconoscibile da chi sia ben disposto.
Certamente i problemi insorgono laddove le visioni sono differenti. Un esempio. Questa sera ci siamo trovati con un po' di amici a discutere di un possibile viaggio insieme. Subito abbiamo discusso di dove andare, quando, e quanti soldi spendere. Evidentemente abbiamo posizioni diverse e non sempre conciliabili pertanto non siamo arrivati ad una decisione definitiva e condivisa. Si sa, sul futuro e sui desideri è difficile trovarsi d'accordo. Sulla frase: oggi abbiamo discusso di fare un viaggio insieme credo che nessuno potrebbe avere da ridire.
C'è poi la situazione in cui ci si trova in disaccordo ed occorre trovare il coraggio di dire ciò che uno pensa all'altro magari rischiando una discussione, un litigio o peggio una rottura. Bisogna sempre dire la verità? Bella domanda. In termini assoluti direi di sì ma qualche confine va dato anche in questo caso. Un guadagno del relativismo contemporaneo credo che sia il giusto dubbio di chi considera poco sé stesso. Quello che vedo io sarà poi vero? La domanda è sempre importante. Certo non debbo nemmeno mancare talmente tanto di autostima da ritenere che ciò che io intendo non valga nulla.
Papa Benedetto poi ci ha insegnato che essendo Gesù la verità occorre intendere il senso vero di questa sempre in stretta unione con la carità. Cioè: non c'è verità senza la carità e non c'è carità senza la verità. Non si può dire la verità senza considerare anche gli effetti che una affermazione può portare. La verità non può essere brandita come una spada e nemmeno sputata in faccia agli altri o schiaffata sul giornale in maniere indifferente ad ogni conseguenza. 
Ma non c'è nemmeno amore senza verità. Dei rapporti umani che non siano capaci di arrivare a dirsi ciò che si riconosce davvero sono rapporti falsi e quindi deboli a lungo andare. Se voglio bene ad una persona non devo solo lisciarla per comodità o per opportunismo. Se sono un ricercatore o un lavoratore o un educatore che lavora in équipe, occorrerà che dica quello che penso in una riunione o ai miei colleghi. Se nessuno obiettasse mai o cercasse mai nuove vie credo che la conoscenza non si accrescerebbe mai. O più semplicemente se io non porto il mio pezzo di visuale alla causa comune questa sarà probabilmente mancante di una parte.
Ogni volta che ci si trova a portare la propria opinione non bisogna dimenticarsi di fare un serio lavoro su sé stessi. E' importante chiedersi: ma questa cosa che dico da quale interesse è mossa? Cosa sto ricercando mentre dico questo? Sto parlando per amore della - appunto - verità o per affermare me stesso? Il silenzio sarà apprezzato se metterò da parte la mia smania di apparire o la mia volontà di potenza. Lo stesso silenzio causerà in blocco se tacerà per la timidezza o la pigrizia.
Gli educatori oggi sono in difficoltà di fronte al soggetto destrutturato post moderno dato che spesso lo stesso soggetto sembra capace in un istante di cambiare opinione e posizione senza battere ciglio in barba ad ogni coerenza logica o anche solo personale. Il soggetto pare diventato un anguillone che sfugge ad ogni presa. Spesso si ride e si fa ironia senza mai finire. Le parole di quello che dovrebbe essere un dialogo riempiono la bocca e la testa di aria fritta, viene un senso di nausea e al termine di tentativi disperati di arrivare ad un punto si conclude ridendo al solo scopo di per non ammazzarsi. da ultimo però si è più soli di prima. In tal caso, occorre ripartire dalla realtà, dal corpo, dal dolore e dalle risa. il nostro amato Card. Martini, che secondo me hanno capito in pochi, portava nel suo stemma episcopale: pro veritate adversa diligere traducibile come in favore della verità preferire le difficoltà . Non è facile avere il culto della verità ma non c'è nemmeno alternativa se si vuole rimanere nel sensato. L'alternativa è consumare, divorare distruggere, ingoiare tutto e rimanere soli con la propria fame. Ossia ritenere che la realtà non esiste o che quindi ciò che sta fuori di me sia solo un qualcosa da piegare al mio desiderio. La realtà invece c'è eccome ed essendo creata da Dio stesso (che della verità è l'autore ed il sostenitore) gioca a favore di chi la riconosce e la ricerca. Questa è la convinzione non solo di chi crede e ma di tutti quelli che fanno un corretto uso della ragione.

Cara amica, ci sarebbero molte cose da approfondire e non credo di averti aiutato molto ma apprezzerai che almeno io ci abbia provato.

2.0 perchè la prima versione aveva almeno due ripetizioni e diversi errori di grammatica e punteggiatura. Oggi ho grossolanamente corretto sebbene il post rimanga assai deficitario e disordinato.

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