lunedì 28 maggio 2018

L'omelia della festa del grazie


La festa del grazie che apre la festa popolare cade quest’anno nella solennita della SS. Trinità. Con questa celebrazione vogliamo dire grazie a Dio per un anno di catechesi e di vita oratoriana passati insieme. E la festa popolare invita l’Oratorio ad aprirsi e a rivolgersi a tutti. Posso così dedicarmi a parlare delle due passioni della mia vita: la Trinità e l’Oratorio. Non è esagerato dire che l’Oratorio nasce e riceve la sua missione dalla Trinità stessa.

1. La prima cosa che mi pare importante ricordare è che l'Oratorio è il più serio tentativo a Lecco centro di far sì che la fede cristiana diventi una vita. Qui c'è una scommessa esplicita: siamo i cristiani, se non siamo cristiani non abbiamo ragione di essere. Cristiani senza altre aggiunte. E’ molto diverso impegnarsi in Oratorio rispetto al fare il volontariato. Ogni gesto di generosità va sempre bene ma non serviva Gesù Cristo per generare il volontariato. Spesso in oratorio ce ne si dimentica e facciamo come se fossimo una associazione o una cooperativa. No noi siamo la Chiesa.
E ciò che più ci tiene agganciati a Cristo è proprio la celebrazione dell'Eucarestia.
Nella messa sperimentiamo il salto che fonda la nostra vita: la prepariamo noi sì ma chi opera è Cristo stesso. Se non pensassimo così saremmo dei folli. Allo stesso modo la vita dell’Oratorio smarrisce senso e sapore se dimentica che è Dio che opera, è Dio che ci unisce. E’ il Dio amore rivelatosi in Gesù Cristo e donato ai discepoli nello Spirito Santo che è comunione di amore trinitario a tenerci insieme, non i nostri sforzi pur volenterosi.

2. Ora tutti noi siamo molto impegnati nella costruzione del Nuovo oratorio. Io trovo che non ci sia una prospettiva più entusiasmante di questa: mettersi e disposizione del disegno che Dio ha. Dio ha un disegno qui ed oggi per noi e per tutti gli uomini: donare agli uomini la vita divina, la vita della Trinità. Suscitare un popolo che viva la vita della Trinità. Si capisce e si spiega anche perché sia così difficile questa edificazione. C'è un nemico che si oppone da sempre a Dio e quindi anche oggi si oppone a chiunque cerchi seriamente di seguirlo. E' un nemico che divide, che crea opposizione che si oppone a questa costruzione che la teme più di ogni altra cosa. E spesso ci riesce dividendo, togliendo slancio e gioia, irrigidendo le posizioni…
Il nemico non ti fa andare alla riunione perché c'è quell'altro.
Il nemico ti fa alzare la voce e sparare a zero i tuoi giudzi come martellate e strabuzzare gli occhi e alzando la voce: quel canto fa schifo! Ok l'hai detto ed ora? Ma chi l'ha detto che più la spari grossa e più sei forte?
Il nemico ti fa far finta di non sentire i richiami o le richieste di aiuto.
Il nemico ti fa guardare in faccia solo chi la pensa come te.
Il nemico ti fa continuare a parlare in modo che l'altro non possa dire nulla.
Il nemico crea paura e dici: “sai noi ci siamo trovati e abbiamo pensato così ora voi che ne dite?”
Il nemico ti fa vantare dei tuoi vizi
Il nemico ti fa pensare “non c’è il mio bollino allora non mi piace”.
Il nemico ti fa recitare la parte quelli che qui è tutto bello e perché c’è Gesù è bellissimo e poi torni a casa e non ti fai vedere per sei mesi.
Il nemico ti chiude nei “si è sempre fatto così” o “ai miei tempi” o “bisognerebbe”.
Il nemico ti fa stare alla finestra a guardare in attesa che l'altro sbagli.
Il nemico ti fa sentire furbo quando dici: arrivo dopo la preghiera
il nemico suggerisce: ma sì sei giovane, l’hanno fatto tutti almeno una volta!
Il nemico ti fa pensare: “Dio... boh? chi lo sa? Ora dobbiamo darci da fare noi coi nostri mezzi!”
Così il nemico distrugge il nostro tentativo di edificare un Oratorio nuovo.

3. Ma c’è un modo per sconfiggere il nemico: il buon umore! Solo col buon umore si edifica il nuovo Oratorio. Noi tutti siamo chiamati a dare testimonianza che Dio c'è e non ci vergogniamo di dirlo. È Dio che tiene unito il nostro popolo è l'essere stati toccati dalla grazia e dalla misericordia che ci unisce e ci fa superare le difficoltà. Ecco la povertà cristiana: sapere che è Dio che fa tutto e noi siamo suoi collaboratori.
Edifica chi è povero e semplice,
chi serve, chi ama la Comunione,
chi accetta la sfida di vivere la vita del vangelo,
chi ama i piccoli, chi accoglie i bisognosi,
chi ama la verità, chi si sacrifica in silenzio,
chi va a lavare i piatti e non scappa dal servizio,
chi sceglie non solo il proprio comodo,
chi... vado alla veglia anche se non ci va nessuno
chi si dedica ai piccoli, chi soffre per la divisioni,
chi si rende disponibile a parlare di Gesù,
chi fa il buffone e ride di sé stesso per far ridere gli altri e non per apparire,
chi è capace di dire un no che pesa ma che indica la verità
chi pratica la giustizia
e soprattutto chi conserva il buon umore.

3. Ora voi direte: ecco il prete ha usato del linguaggio della costruzione per fare un discorso spirituale sui valori. No, no, o si vive seriamente la vita della Trinità oppure anche l'edificio nuovo non sorgerà mai. Io credo che questo ci voglia dire Dio. Ho un progetto a Lecco, il progetto di un popolo nuovo che si farà anche una casa nuova ma lasciamoli per un po' senza casa e vediamo se sono in grado di riprendere dall'inizio la vita trinitaria, la casa poi si farà.
Molti segni belli ci hanno riscaldato quest'anno, grazie Signore, non farci mancare mai la tua benevolenza.

LETTURA Es 33, 18-23; 34, 5-7a Mosè contempla la gloria di Dio.
SALMO Sal 62 (63), 2-3. 4-5. 6-8
EPISTOLA Rm 8, 1-9b Lo Spirito di Dio, che dà vita in Gesù Cristo, ci ha liberati dalla legge del peccato.
VANGELO Gv 15, 24-27

P.S. durante la celebrazione non ho detto proprio le stesse parole ma è lo stesso, il contenuto è lo stesso.






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