venerdì 9 ottobre 2020

Note sulle Note di viaggio vol. 2

E' uscito il secondo volume di "Note di viaggio" la raccolta di canzoni di Guccini interpretati da altri grandi. Noi tutti gucciniani fedeli e praticanti ce lo divoriamo ricolmi di giudizi e sospetti. Zucchero, Fiorella Mannoia, Mamhood e soci saranno riusciti a mettersi nei panni del maestrone di Pàvana? Certo che Mauro Pagani ha fatto davvero un gran lavoro!

Non lo so, non mi permetto. Non sono un critico di canzoni e di musica non capisco nulla. Certamente questo, forse più del primo è un vero tributo ad uno dei più grandi autori della Canzone italiana del Novecento, epoca per me irrimediabilmente chiusa. 

Zucchero nell'intervista dice che spesso negli Stati Uniti percorre km in macchina ascoltando Guccini perché con lui si sente a casa. Io ho la stessa sensazione. nel senso che spesso ascolto anche altri (e tanta radio) ma quando voglio tornare a casa faccio lo stesso. Ore e ore in macchina accompagnato dalla nostalgia di Guccini, dalla sua ironia, dalla sua capacità di lottare e di raccontare.

Guccini è un anarchico della grande tradizione italiana. L'anarchia insieme alla fede cattolica è la nostra più grande tradizione ideale, spesso si è comunicata in canzoni fin dai tempi di Pietro Gori. Anarchici capaci di dire il sentimento del nostro popolo di individualisti coltivatori del proprio orticello ma senza mai rinunciare ai grandi ideali, veri amanti della libertà, cultori dell'ironia contro ogni potere e ogni banalità. Io lo amo e non sapete quanto mi piacerebbe incontrarlo! Ma non per chiedergli dell'Avvelenata e di Dio è morto come fanno di solito gli intervistatori alla caccia di un po' di audience.

Guccini ha raggiunto in più di una canzone la capacità di dire le cose dell'uomo. Non per niente torna spesso sulle note e le parole della memoria. Quelle cose nelle quali ci si può ritrovare anche ad anni di distanza, anche appartenendo a generazioni differenti, anche senza essere emiliani (però io un po' appenninico lo sono). Grazie a Dio la vita dell'uomo è sempre quella, mutatis mutandis, per questo ha senso leggere Platone, Agostino, Tommaso, Shakespeare, Dostoevskij, Nietzsche, Tolkien e ascoltare Guccini. 

Anzi oso un po' di più. La canzone italiana è ciò che ha tenuto connesso il logos e l'eros che nelle altre discipline si sono spessi ahimé separati. Forse solo il grande cinema c'è riuscito alla stessa maniera, di sicuro con effetti meno popolari. Nelle canzoni la ragione ed il cuore sono provocati a dire quell'invisibile che ci possiede. Amore, nostalgia, dolore, rabbia, sarcasmo, comicità sono aspetti dell'animo umano che Guccini riesce a comunicare in una lingua accessibile a chi vuole ascoltare i testi. 

Solo una richiesta. Per favore non insegnatelo a scuola. No vi prego, non uccidete anche lui. Lasciate che lo si conosca in spiaggia o in auto con lo zio o il nonno. Non mettetelo in una antologia con le note e la parafrasi da fare sul quaderno. Lasciamo che tra qualche anno, quando tornerà il tempo del cabaret con molto vino e molte risa qualcuno lo riscopra e lo riproponga. Perchè prima o poi torneranno gli umoristi e riprenderemo a ridere come si faceva ai tempi dei Gufi o di Zelig.

Non so, bravi questi interpreti,però. Qualcuno non ha capito la canzone. qualcuno non conosce la capacità di tenere insieme nostalgia ed umorismo, dolcezza e sarcasmo, profondità e leggerezza però non è facile lo sappiamo. Speriamo che ne nasca qualcun altro...

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