venerdì 11 marzo 2016

La canzone del bambino nel vento

CGIL, CISL e UIL organizzano la visita di 400 ragazzi delle medie ad Aschwitz e sul treno con loro ci sono Francesco Guccini e l'Arcivescovo di Bologna.
Prima di tutto mi prende un moto di invidia. Si parlerà di certo di una di quelle canzoni che ascolto e riascolto da anni in macchina e non solo (perché dovrei smettere?).

Son morto con altri cento, son morto ch' ero bambino,
passato per il camino e adesso sono nel vento e adesso sono nel vento.... Ad Auschwitz c'era la neve, il fumo saliva lento
nel freddo giorno d' inverno e adesso sono nel vento, adesso sono nel vento...

Non so quante volte ho sognato di andare a trovare Guccini a Pàvana. Non mi interessa sapere perché non sia mai stato ad Auschwitz. Nemmeno io ci sono mai stato, ci andrò questa estate convocato da Papa Francesco con 3 milioni di amici sulle orme di Giovanni Paolo II. Mi piacerebbe parlare con lui delle parole e delle canzoni e di come abbia fatto a capirmi così bene. Mah, chissà mai se ne avrò il coraggio...
Proprio perché libero e fedele non mi azzardo a parlare dell'Olocausto, direi solo banalità. Mi chiedo piuttosto cosa dirà il vescovo, come aiuterà quei ragazzi a penetrare nel senso della storia, del male e della redenzione.

Ad Auschwitz tante persone, ma un solo grande silenzio:
è strano non riesco ancora a sorridere qui nel vento, a sorridere qui nel vento...

Io chiedo come può un uomo uccidere un suo fratello
eppure siamo a milioni in polvere qui nel vento, in polvere qui nel vento...

Ancora tuona il cannone, ancora non è contento
di sangue la belva umana e ancora ci porta il vento e ancora ci porta il vento...

Conosciamo bene la poetica di Guccini, la sua ricchezza, la sua profondità e la sua normalità. Certo dopo quella canzone non si poté più parlare solo di canzonette. Lì si toccò il livello più tragico della parola sessantottina. Non poteva che rivolgersi ad una immagine leggera, eterea ed allusiva come il bambino che vola nel vento. Nessuno scadimento nella pornografia successiva. Ci ha fatto pensare a lungo e meditare quel testo non perfetto ma estremamente evocativo. Ai concerti dei Nomadi era un rito da pelle d'oca, silenzioso e commosso.  Nessuna conclusione, solo la rabbia di non volere più, di opporsi, di dire no, mista ad una sorta di rassegnazione realistica: sarà poi possibile?


Io chiedo quando sarà che l' uomo potrà imparare
a vivere senza ammazzare e il vento si poserà e il vento si poserà...

Io chiedo quando sarà che l' uomo potrà imparare
a vivere senza ammazzare e il vento si poserà e il vento si poserà e il vento si poserà...
Eccellenza reverendissima,
la prego, metta di fronte a quei ragazzi un'alternativa! Trovi un modo comunicativo, vero e attuale di riproporre la speranza. La bestia umana ha avuto una ed una sola occasione di redenzione quando la giustizia si è fatta una cosa sola con l'amore e la misericordia. Verità, giustizia e carità hanno un nome solo. La cattiveria ed il non senso sono stati vinti non da una poesia o da una filosofia ma da una vicenda storica realmente accaduta: Gesù di Nazareth. Invece di reagire alla violenza con la violenza Cristo ha scelto di prendere su di sé, come il buon samaritano, quella bestia che è l'uomo. Da lì in poi non si è trattato più solo dello sforzo eroico di uomini grandiosi che hanno detto no alla sete di sangue umano ma della vita di un popolo di umili amanti della verità. Glielo dice Eminenza, glielo dica e li salvi dal nulla travestito di sentimenti buoni che affligge l'educazione occidentale. La prego. Con una certa invidia.

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