venerdì 23 marzo 2018

Ambrogio: puoi dire "Tuo io sono"?

Come puoi tu che sei di quella risma, dire a Cristo: "Tuo io sono?" 
Egli ti risponderà: 
"Non chi dice "Signore, Signore" entrerà nel regno dei cieli. 
Non chi mi dice "tuo io sono" è veramente mio.
Sei proprio mio se la coscienza non smentisce la tua affermazione, 
se l'anima o il tuo operato non confutando il tuo discorso. 
Io non rifiuto di riconoscere come mio l'uomo 
che non abbia da sé rifiutato di esserlo 
- ed è certamente vero - 
che abbia rinnegato se stesso per me. 
Non voglio avere un servitorello, servitorello di più padroni. 
Come può essere mio se a parole dice: 
Tuo io sono, ma nelle opere sì smentisce 
e con i fatti si consegna al diavolo e a lui si obbliga? 
Non è mio chi è sconvolto dalla bramosia 
di defraudare un minorenne perché mia è l'onestà. 
Non è mio chi si lascia agitare dall'ira frenetica, 
perché mia è la pace dell'anima. 
Non è mio l'ubriaco che arriva all'alba pieno di vino, 
l'ebbro di ambizione per una gloria di questo tempo fino al pericolo, 
chi non è capace di mantenersi sulla carreggiata d'una sobria misura. 
Io sono la pace: non so cosa sia la lite. 
Di qualcuno arriva il diavolo è dice: "
E' mio, ha piegato sotto di me il suo collo. 
Troppo di mio trovo in lui; 
egli si vuol fregiare del tuo nome, ma delle mie qualità!". 
Che ho a vedere io con costui?".

Ambrogio di Milano, 

Commento al salmo 118/2, 
lettera Labd, 40
biblioteca ambrosiana
ed. Città nuova p. 49.

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