Egli ti risponderà:
"Non chi dice "Signore, Signore" entrerà nel regno dei cieli.
Non chi mi dice "tuo io sono" è veramente mio.
Sei proprio mio se la coscienza non smentisce la tua affermazione,
Sei proprio mio se la coscienza non smentisce la tua affermazione,
Io non rifiuto di riconoscere come mio l'uomo
che non abbia da sé rifiutato di esserlo
- ed è certamente vero -
che abbia rinnegato se stesso per me.
Non voglio avere un servitorello, servitorello di più padroni.
Come può essere mio se a parole dice:
Tuo io sono, ma nelle opere sì smentisce
e con i fatti si consegna al diavolo e a lui si obbliga?
Non è mio chi è sconvolto dalla bramosia
di defraudare un minorenne perché mia è l'onestà.
Non è mio chi si lascia agitare dall'ira frenetica,
perché mia è la pace dell'anima.
Non è mio l'ubriaco che arriva all'alba pieno di vino,
l'ebbro di ambizione per una gloria di questo tempo fino al pericolo,
chi non è capace di mantenersi sulla carreggiata d'una sobria misura.
Io sono la pace: non so cosa sia la lite.
Di qualcuno arriva il diavolo è dice: "
E' mio, ha piegato sotto di me il suo collo.
Troppo di mio trovo in lui;
egli si vuol fregiare del tuo nome, ma delle mie qualità!".
Che ho a vedere io con costui?".
Ambrogio di Milano,
Ambrogio di Milano,
Commento al salmo 118/2,
lettera Labd, 40
biblioteca ambrosiana
ed. Città nuova p. 49.
biblioteca ambrosiana
ed. Città nuova p. 49.
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