giovedì 22 marzo 2018

L'anaffettivo nella settimana santa

Si aggira anche in oratorio l'anaffettivo globale. Sguardo fisso al cellulare, cappellino sotto il cappuccio della felpa da cui spunta un cavetto bianco, già prima dei dieci anni se ne sbatte. La nonna lo rincorre ingoiando il senso di colpa, la mamma lo scusa e si china a raccoglier la cartaccia. Al giovane prete che gli chiede di sputare la cicca non da ascolto certo che al massimo gli sorriderà chiedendogli: ti sembra corretto?
Non poteva essere diversamente. Aggirandosi pur tutti gli spazi urbani gli anaffettivi cascano anche in parrocchia. In natura si cibano di Mcdonald e kebab, in età adulta amano tenere nella destra una bottiglietta di birra che abbandoneranno appena terminata lasciando tracce non impegnative del loro passaggio. E' difficile che rispondano ai segnali che gli uomini noterebbero, si vedono spesso ma non si stanano mai. Il più delle volte paiono assorbiti da altro, si mostrano annoiati e si accendono esageratamente in pochi istanti per questioni che gli umani riterrebbero di second'ordine.

Non funzionando l'ordine classico della ragione, negli anni qualcuno ha tentato di bloccarli con la legge ma non si riscontrano nella letteratura dedicata casi di conclamato successo. E' utile osservare, a favore dei meno abbienti, che l'emozione discotecara o l'esaltazione estetica non sono che l'altra faccia dello stesso anaffettivo.

Si potrebbe osservare che il ragazzo (è dotato ma non si applica) dopo essere stato trattato come un pacco tra il calcio, il catechismo, l'inglese, il corso di sci, il running del padre ed il lavoro della madre si è convinto di esserlo, un pacco. L'analisi mi crea quel senso di colpa che amo e la sposerei se il santo padre non mi ricordasse che è ingenua perchè sottovaluta l'opus diaboli. Mi pare più interessante notare che la questione sebbene contemporanea è assai antica per non dire classica.

Oh, Madre, fonte d'amore, fammi provare lo stesso dolore perché possa piangere con te.

Scriveva Jacopone da Todi nel 1200 domandando. Ed ancora:

Santa Madre, fai questo: imprimi le piaghe del tuo Figlio crocifisso fortemente nel mio cuore. (...) Fammi piangere intensamente con te, condividendo il dolore del Crocifisso, finché io vivrò. (...) O Vergine gloriosa fra le vergini non essere aspra con me, fammi piangere con te. Fa' che sia ferito delle sue ferite, che mi inebri della Croce e del sangue del tuo Figlio.
Proprio al cuore della contemplazione del mistero cristiano si muove questa preghiera antica che nasconde una domanda: come partecipare più intensamente? Come fare breccia nel mio cuore? come smuovere l'affetto?

Il passaggio più drammatico però recita, in italiano antico:

Infiamato ed acceso, per te, Madre, io sia diffeso nel dí del iudicio.

Ossia: la vera questione è arrivare alla fine infiammato ed acceso, solo così ho speranza di salvarmi. Come entriamo nella settimana santa? Come ci entriamo insieme? Non basta il catechismo e non basta la Bibbia, occorri tu ed il tuo cuore. Oggi, che tu di anni ne abbia 16 o 40.

Nessun commento:

Posta un commento