domenica 7 aprile 2013

Le sette grazie del pellegrinaggio a Roma


Carissima Gabriella,
mi ha più volte sollecitato a scrivere un articolo sul pellegrinaggio a Roma dei ragazzi di terza media nei giorni dopo Pasqua. Ed io, in colpevole fragranza di reato, mi accingo sol ora a buttare giù qualche nota. Rifuggo spesso dai commenti “ a caldo” non sono nel mio stile, sono sempre stato lento nella riflessione. Mi sembra che per meditare un giudizio vero occorra sempre lasciar decantare le esperienze.


Le sette grazie del pellegrinaggio a Roma
Tornando da Roma subito molti amici mi hanno chiesto un commento scrutando il mio volto per cogliermi in fallo. L’emozione, soprattutto la prima reazione,  è quello che conta, pensano i più. Io sono nato lento e mi accorgo di avere bisogno di tempo per non avere dubbi sulle grazie.
Il viaggio a Roma è stato una grazia, me ne accorgo per il vigore con cui ho ripreso la mia attività in parrocchia. Nonostante la stanchezza mi sono ritrovato felice e ben collocato nella mia vocazione. 12 ore di pullman, una masnada di ragazzini da seguire e la sveglia puntata alle 4, alle 6 e poi alle 5 mi hanno messo alla prova la gioia è stata più forte di tutto.
Una grazia è stato il poter collocare tutte le mie energie in un solo gesto. Faccio spesso fatica nel quotidiano a darmi un ordine che superi la frammentazione. Il pellegrinaggio mi ah aiutato in questo.
Una seconda grazia sono stati i compagni di viaggio: 19 ragazzi della comunità pastorale, due ottimi educatori e altri 180 tra ragazzi e accompagnatori del decanato. Una vera carovana di grida, canti, chiacchiere e preghiere. Ragazzi molto liberi e fedeli che non si sono quasi mai lamentati e che hanno saputo farsi cogliere dallo stupore della bellezza di Roma, di san Pietro, della omelia di Scola e della catechesi del Papa; ragazzi liberi e forti come li vorremmo che messi in situazione non hanno temuto di compiere gesti faticosi con grande obbedienza. E’ indimenticabile il commento di una giovane amica che mentre mi sforzavo di spiegare il barocco vaticano, nel bel mezzo della Basilica mi ha chiesto “don, quanto costa sposarsi qui?”.
Una terza grazia è stata la splendida collaborazione tra le parrocchie. Preti, suore, educatori, catechisti e tutti gli accompagnatori che hanno fatto la fatica di contattarsi, di accordarsi, di spiegare le proprie voglie e di rispettarsi nelle differenze. La Chiesa è un corpo vasto, multiforme, unito e mai scontato.
La quarta e la quinta grazia sono stati Il Cardinale ed il Papa. Scola teologo e pastore appassionate e preciso ha accolto e guidato con la sua capacità di tornire la parole di suscitare un sobbalzo nelle menti . Papa Francesco è un padre, entusiasta dei suoi figli, semplice e forte. Abbiamo provato la gioia di sentirlo vicino, dolce Cristo in terra. Ci ha invitati a crescere come solide piante nate dal vangelo. La primavera avanza i fiori ci sono, i frutti verranno.
La sesta grazia è Roma: la città più bella del mondo! La capitale d’Italia pur sotto la pioggia è bellissima. Il suo coloro terra fa sentire tutti i a casa ed il colonnato del Bernini abbraccia senza chiudere. Gloria, familiarità, grandezza, sole, bellezza e santità in un colpo solo.
La settima grazia è ancora invisibile, è quella che domandiamo per i ragazzi: la vocazione. Il Signore Gesù  Cristo la sta coltivando, non ne possiamo ancora dire il nome. Il pellegrinaggio ci ha incamminati sulla giusta strada. Avanti, avanti!
Corregga come vuole e auguri a tutti i lettori del Resegone

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