domenica 6 aprile 2014

Lazzaro

«Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; crede in me, non morirà in eterno». E' questo il cuore del lungo brano del vangelo di Giovanni che vorremmo - brevemente - commentare oggi.


La Chiesa ambrosiana nelle domeniche di Quaresima si è fatta guidare dai racconti del quarto vangelo. Il nostro testo è tratto dal capitolo 11 e si colloca a ridosso della sezione dei capitoli 13-21 dedicati alla passione-morte-resurrezione di Cristo. In effetti il brano ha la forma del racconto di miracolo ma per quello che riguarda il tema prelude evidentemente alla Pasqua.
Lazzaro è un personaggio di cui sappiamo poco se non che Gesù gli era amico e che era fratello di Marta e Maria ben riconoscibili anche nei racconti di Luca. Nemmeno nell'altro episodio in cui compare, dopo la sua resurrezione, proferisce parole, la sua figura però viene ricordata in maniera chiara.

Ascoltando la Parola, l'impatto più forte che sentiamo immediatamente è quello con l'umanità di Cristo e delle due sorelle. Non si può negare che sia una tragedia la morte di un uomo verosimilmente giovane. Il pianto straziante delle due sorelle ne è una prova evidente. Commuove anche la figura di Gesù che si lascia toccare nei sentimenti in maniera straordinaria. Sentiamo certamente vicina la frase di Marta ripetuta poi da Maria: Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Quanto volte abbiamo sperato che il Signore con un suo miracolo liberasse qualcuno dei nostri cari dalle catene della morte!
Chi ha fede sa bene anche che non sono in contraddizione la speranza nel miracolo con l'accettazione della prova e con il pianto per il lutto. Talvolta mi capita di sentire che qualche amico che si trova in pianto per un lutto pensa di aver perso la fede. Penso a questa pagina e sento Gesù vicino a noi che piange, uomo con l'uomo. No amico, non hai perso la fede, rimani fermo e aspetta, chi crede in Cristo vive in eterno.

Gesù stesso domanda il miracolo al Padre, lui che tra poco dovrà accettare propria morte - e la morte in croce - allevia il dolore di queste sorelle e ridona anima e vita a Lazzaro. Qualche malizioso potrebbe intravedere nel gesto del Signore un favoritismo per degli amici, Gesù però ha già detto: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Una risposta simile a quella data ai discepoli nell'episodio del cieco nato. Qui non si tratta solo di un miracolo a favore di un amico ma di un segno per chiunque crede della novità di vita cui la fede permette di accedere. Lazzaro non è ancora sottratto alla scure della morte umana. Chi crede però con Gesù sperimenta una Vita piena anche nelle tragedie della vita. Non serve far finta di non vedere o rimuovere e nemmeno mascherare, serve credere.

Il brano si completa con la narrazione della congiura dei Giudei ordita da Caifa. L'uomo che è la resurrezione e la vita viene, dagli uomini, condannato alla morte. Stiamo per entrare nella tragedia della Passione, la Chiesa prepara il cuore a contemplare il dolore del Signore. Intanto però ha visto entrare un raggio di luce e di ragione: Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. E si è sentita rivolgere la domanda: Credi questo?

Nessun commento:

Posta un commento