domenica 21 febbraio 2016

Senza Eco

Non avrebbe potuto offendersi questa sera il prof. Umberto Eco ascoltando i titoli dei massimi telegiornali italiani.
- Rosi vince l'orso d'oro
- Cindy Crawford compie 50 anni
- All'età di 84 anni si è spento il prof. U. Eco
- Cameron ottiene ciò che voleva per evitare il brexit
- Totti litiga con Spalletti: sono stato serio con la Roma, pretendo rispetto


- in città rimborso del biglietto dopo mezz'ora di ritardo
...
Non avrebbe potuto offendersi eppure si offendeva ed agitava spesso il barone sabaudo adottato a Milano, principe degli intellettuali italiani quelli che han deboli sorrisi solo se si parla di strutturalismo (lo invidiavano tutti per la sua popolarità).

Ero ancora convinto che si potessero distinguere gli scrittori tra credenti e non credenti quando nel lontano 1996 varcavo la soglia del seminario covile di Milano. Dopo pochi corsi, alle prese con il primo lavoro della mia vita, trovai nella bibliografia il suo "Come scrivere una tesi di laurea". Stavo lavorando al "Pensiero debole" che portava la firma di Vattimo e Rovatti. Con furore neoapologetico ero pronto a scagliarmi reattivamente sebbene dovessi riconoscere che il più acuto ed interessante degli articoli fosse dell'Umberto. Fui subito addomesticato dal mio professore e capii ben presto che l'apologetica a Milano era finita da tempo.
Umberto. Un nome che mi ha sempre fatto pensare ad una certa irruzione violenta. E' vero che in terza elementare avevo un amico con quel nome e facevo parte della sua banda ma sarà quella erre che non posso pronunciare (abbiate rispetto per l'handicap!) di origini celtiche o sassone o peggio padane Umberto per me porta con sé qualcosa di ruspante.
I nomi... i nomi. Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus. L'ultima frase del libro più famoso del gran professore Il nome della rosa. Mi stupisce come molti l'abbiamo preso come un libro storico (in realtà contiene molte inesattezze). Quell'affascinante intrigo poliziesco in salsa tardo medievale che simpatizza per i mendicanti e disfa i monasteri. Che ironia la distruzione proposta da quell'uomo che del libro ha poi fatto il suo idolo! Smontare coloro che i libri li hanno salvati... mah.
Eppure non posso che rendere l'onore delle armi al gran professore. Ne siamo tutti figli, volenti o nolenti. Dialogava volentieri con gli uomini colti, anche di fede. Noi preferiamo i matti, gli ubriachi i tamarri e le casalinghe. Ma che senso ha dialogare se teniamo in mano solo i nomi?
A conti fatti, anche io sono molto debitore della sua semiotica e della sua ironia. Come potrei ascoltare a ripetizione Guccini, de André e Tiziano Ferro  come potrei predicare citando Jovanotti e Ratzinger se non ci fossero stati uomini come lui?
Mi è sempre rimasto un però, il mio cuore. Nella Domenica della samaritana posso dire che le parole sono solo segni? Non esistono parole che cambiano la vita? E' tutto un conflitto di interpretazioni? Sembra proprio che la china dell'occidente penda da questa parte. Provo un vero odio per la sinistra della superiorità morale, per la borghesia ben pensante o per la supremazia, in fondo gnostica delle élites culturali. Ho dovuto ricorrere a Giussani e ai Biffi per capire alla fine che ci stavo a fare nel mondo. Anche questa autocentratura sull'io di cui tutti siamo schiavi non è altro che una conseguenza della stessa origine. Nella nube delle parole e dei significati che fanno annebbiare la realtà mi resta in mano poco più che l'io da cui continuamente ripartire. Oddio, sarò mica cartesiano?

L'Eco delle parole risuona a lungo e la memoria mi costringe e riconoscere un debito non tosse altro che per contrapposizione. Derrida, Vattimo ed Umberto Eco, non possiamo che riconoscere di essere figli loro. Però permettete: siete voi che avete permesso alla TV di essere piena di nulla. Più o meno colto, il nulla è sempre nulla a meno che la Parola possa saltare e giungere al suo compito. Riconosco al gran maestro i doni dell'ironia e delle chiarezza segni di intelligenza. Il gusto però sta da un'altra parte, il sapore ed il brivido sono della verità. Parola per voi insensata ed impronunciabile. Riconosco tutte le doti filosofiche, letterarie, umane ecc. ma io sto con McCarthy, Ratzinger e Manzoni, Eugenio Corti, Dostoevskji e Inos Biffi. La realtà vi prego la realtà, le parole affascinano e liberano ma i fatti sono fatti e non pugnette.

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