Memorie di un Prete di Prato - 4
Esperienze Pastorali
La crisi delle vocazioni
Molti dei
cambiamenti di questi anni sono stati determinati da quel fenomeno chiamato
comunemente “crisi delle vocazioni”. Fino agli anni ‘90 in parrocchia oltre
all’assistente dell’oratorio maschile erano presenti: l’assistente
dell’oratorio femminile, due suore dedicate, 12 suore per la scuola, un prete
anziano residente e l’assistente dell’oratorio nella parrocchia di san Carlo.
Oggi al posto di tutte queste figure
rimane il solo assistente per la pastorale giovanile. Il problema è ben noto e molti hanno ragionato e scritto in merito.
rimane il solo assistente per la pastorale giovanile. Il problema è ben noto e molti hanno ragionato e scritto in merito.
Il grande aiuto che
ci sta dando la Chiesa è quello di cercare di ri-centrare il nostro agire a
partire dalla fede. Non conta la sterile discussione clero\laici, conta l’unica
grazia battesimale che si esprime in forma diverse. Non conta il numero delle
iniziative ma la loro corrispondenza
alle esigenze umane. Non è decisivo il numero dei partecipanti ad ogni
iniziativa ma il carattere popolare della nostra Chiesa. Far conoscere Cristo
Luce delle genti è l’unica vera missione. D’altra parte la storia della Chiesa
insegna: l’unica riuscita riforma pastorale è quella della santità.
La scuola
In seminario
insegnavano che appena arrivati in una parrocchia occorreva andare a presentarsi
ai presidi delle scuole e così feci. Conobbi i presidi delle scuole presenti
nella parrocchia e di quelle in cui non mi vollero incontrare conobbi i vice o
dei coordinatori.
Nell’estate del
2005 ricevetti una telefonata dalla Curia. Il Preside della Scuola Media di
quartiere aveva fatto richiesta per avermi come insegnante di religione in
tutte le sei classi. Era l’inizio di una nuova avventura. Provai la gioia di
saltare dall’altra parte della cattedra. In quell’anno un nutrito gruppo di
bambini della scuola parrocchiale sceglieva di andare lì alle medie, mi sentivo
così accompagnato.
Dopo la famiglia,
la scuola è la più grande agenzia educativa italiana. A scuola si forma il
pensiero e si fanno le prime esperienze di vita sociale. La presenza della Chiesa
in tale ambito è pertanto decisiva. Molte famiglie cristiane fanno la scelta
della scuola cattolica ricercando una educazione in continuità con l’esperienza
familiare; a molte altre non è data la reale possibilità di scelta per la
discriminante economica che, nei fatti, resta decisiva.
L’insegnamento
della religione nella scuola statale ha molti aspetti positivi. Innanzitutto
una serietà di approccio ai ragazzi che in oratorio spesso non si riesce a
conservare. In secondo luogo un fecondo dialogo con gli altri insegnanti nel
rispetto di ciascuno ma in una seria collaborazione. In terzo luogo l’incontro
e la conoscenza di molti ragazzi che non frequentano normalmente né la liturgia
né l’oratorio.
L’impegno nella
scuola cattolica è invece di carattere differente. Avere una scuola
parrocchiale è indubbiamente una grande fortuna. I bambini che la frequentano
crescono in un clima familiare e di fede ritmato dalla vita della Chiesa nel
rispetto di tutto ciò che lo Stato intende con il termine “scuola”. Lo sforzo
di mantenere la Scuola Parrocchiale credo sia la più grande opera di carità
della parrocchia.
I giovani
Un tempo si
chiamava oratorio oggi si parla di pastorale giovanile. Molti miei
contemporanei amano cambiare le parole convinti che così cambi la realtà. Ci
sono cascato anche io qualche volta ora non più. Educare è un’opera difficile e
complessa così come bellissima e naturale. L’oratorio è uno strumento
meraviglioso della nostra tradizione e sono convinto che, a dispetto di tutto,
valga davvero la pena spendersi perché sia un ambiente educativo serio.
Una volta vissuta
bene l’iniziazione cristiana (senza pretese esasperate e senza cinismi da
parrocchietta) si gioca la sfida della libertà in due momenti particolari: finita
la cresima nella prima adolescenza e attorno ai diciottenni cioè all’inizio
della giovinezza. I ragazzi delle medie cercano appartenenza e libertà insieme,
hanno il cuore aperto alla verità e una buona dose di elasticità. Il Signore fa
loro doni di cui non si accorgono subito ma che saranno duraturi se coltivati.
Attorno ai diciott’anni si gioca però la sfida di scoprirsi davvero cattolici.
Occorre che i ragazzi cerchino di vivere integralmente la proposta cristiana
paragonando tutto quello che accade loro (non quello che hanno in testa gli
adulti ma quello che sta a cuore a loro) con l’insegnamento della Chiesa per
scoprire come la proposta cristiana sia davvero conveniente a tutti i livelli.
Contano pochissimo
i progetti e gli schemi bisogna avere fiducia nella libertà e presentare il
mistero di Cristo nel suo fascino crocifisso.
Cultura
Ne ho parlato per
un po’ poi ho smesso. In effetti non so cosa sia.
Continua - 4
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