lunedì 2 settembre 2013

Memorie di Prato - 4

Memorie di un Prete di Prato - 4

Esperienze Pastorali

La crisi delle vocazioni

Molti dei cambiamenti di questi anni sono stati determinati da quel fenomeno chiamato comunemente “crisi delle vocazioni”. Fino agli anni ‘90 in parrocchia oltre all’assistente dell’oratorio maschile erano presenti: l’assistente dell’oratorio femminile, due suore dedicate, 12 suore per la scuola, un prete anziano residente e l’assistente dell’oratorio nella parrocchia di san Carlo. Oggi al posto di tutte queste figure
rimane il solo assistente per la pastorale giovanile. Il problema è ben noto e molti hanno ragionato e scritto in merito.
Il grande aiuto che ci sta dando la Chiesa è quello di cercare di ri-centrare il nostro agire a partire dalla fede. Non conta la sterile discussione clero\laici, conta l’unica grazia battesimale che si esprime in forma diverse. Non conta il numero delle iniziative  ma la loro corrispondenza alle esigenze umane. Non è decisivo il numero dei partecipanti ad ogni iniziativa ma il carattere popolare della nostra Chiesa. Far conoscere Cristo Luce delle genti è l’unica vera missione. D’altra parte la storia della Chiesa insegna: l’unica riuscita riforma pastorale è quella della santità.

La scuola

In seminario insegnavano che appena arrivati in una parrocchia occorreva andare a presentarsi ai presidi delle scuole e così feci. Conobbi i presidi delle scuole presenti nella parrocchia e di quelle in cui non mi vollero incontrare conobbi i vice o dei coordinatori.
Nell’estate del 2005 ricevetti una telefonata dalla Curia. Il Preside della Scuola Media di quartiere aveva fatto richiesta per avermi come insegnante di religione in tutte le sei classi. Era l’inizio di una nuova avventura. Provai la gioia di saltare dall’altra parte della cattedra. In quell’anno un nutrito gruppo di bambini della scuola parrocchiale sceglieva di andare lì alle medie, mi sentivo così accompagnato.
Dopo la famiglia, la scuola è la più grande agenzia educativa italiana. A scuola si forma il pensiero e si fanno le prime esperienze di vita sociale. La presenza della Chiesa in tale ambito è pertanto decisiva. Molte famiglie cristiane fanno la scelta della scuola cattolica ricercando una educazione in continuità con l’esperienza familiare; a molte altre non è data la reale possibilità di scelta per la discriminante economica che, nei fatti, resta decisiva.
L’insegnamento della religione nella scuola statale ha molti aspetti positivi. Innanzitutto una serietà di approccio ai ragazzi che in oratorio spesso non si riesce a conservare. In secondo luogo un fecondo dialogo con gli altri insegnanti nel rispetto di ciascuno ma in una seria collaborazione. In terzo luogo l’incontro e la conoscenza di molti ragazzi che non frequentano normalmente né la liturgia né l’oratorio.
L’impegno nella scuola cattolica è invece di carattere differente. Avere una scuola parrocchiale è indubbiamente una grande fortuna. I bambini che la frequentano crescono in un clima familiare e di fede ritmato dalla vita della Chiesa nel rispetto di tutto ciò che lo Stato intende con il termine “scuola”. Lo sforzo di mantenere la Scuola Parrocchiale credo sia la più grande opera di carità della parrocchia.

I giovani

Un tempo si chiamava oratorio oggi si parla di pastorale giovanile. Molti miei contemporanei amano cambiare le parole convinti che così cambi la realtà. Ci sono cascato anche io qualche volta ora non più. Educare è un’opera difficile e complessa così come bellissima e naturale. L’oratorio è uno strumento meraviglioso della nostra tradizione e sono convinto che, a dispetto di tutto, valga davvero la pena spendersi perché sia un ambiente educativo serio.
Una volta vissuta bene l’iniziazione cristiana (senza pretese esasperate e senza cinismi da parrocchietta) si gioca la sfida della libertà in due momenti particolari: finita la cresima nella prima adolescenza e attorno ai diciottenni cioè all’inizio della giovinezza. I ragazzi delle medie cercano appartenenza e libertà insieme, hanno il cuore aperto alla verità e una buona dose di elasticità. Il Signore fa loro doni di cui non si accorgono subito ma che saranno duraturi se coltivati. Attorno ai diciott’anni si gioca però la sfida di scoprirsi davvero cattolici. Occorre che i ragazzi cerchino di vivere integralmente la proposta cristiana paragonando tutto quello che accade loro (non quello che hanno in testa gli adulti ma quello che sta a cuore a loro) con l’insegnamento della Chiesa per scoprire come la proposta cristiana sia davvero conveniente a tutti i livelli.
Contano pochissimo i progetti e gli schemi bisogna avere fiducia nella libertà e presentare il mistero di Cristo nel suo fascino crocifisso.

Cultura

Ne ho parlato per un po’ poi ho smesso. In effetti non so cosa sia.

Continua - 4


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