Memorie di un prete di Prato - 5
Ringraziamenti
Se considero questi 10 anni non posso non riconoscere molte
grazie con cui l’Altissimo ha voluto sostenermi. Ne cito alcune:
Innanzitutto i preti.
Da subito don Tino, mio primo parroco insistette sull’importanza dell’unità tra
noi sacerdoti e don Maurizio in continuità ha proseguito. Ogni settimana una
mattina intera era dedicata al confronto aperto sulla pastorale e sulla vita.
Appena fu possibile iniziammo a
mangiare insieme a pranzo e così a fare una
sorta di vita comune nel rispetto degli orari di ciascuno. Con don Enrico, don
Carlo, don Andrea e don Piero abbiamo cercato di trovarci, confrontarci,
correggerci e aiutarci. La comunione tra i preti fatta di stima reciproca,
consiglio e aiuto è la migliore condizione per un ministero di missione. Debbo
poi ringraziare in particolare don Maurizio che, pur essendo il parroco, mi ha
sempre trattato come un fratello.
In secondo luogo le
suore. Ho già detto dell’importanza e della fecondità della loro presenza a
Prato. A partire da suor Gabriella Martin recentemente e prematuramente
scomparsa. Poi Suor Antonietta Clerici, ultima suora dedicata alle ragazze
dell’oratorio. Portava con sé una competenza a livelli universitari nell’ambito
dell’educazione e della catechesi unita alla passione educativa della famiglia
salesiana. La sua partenza ha lasciato un grande vuoto in oratorio soprattutto
per le ragazze e le catechiste. E tutte le altre per la loro passione
educativa. La loro collaborazione è stata fondamentale ed io mi sono sentito
protetto e aiutato dalla loro spirituale maternità. Non posso non ringraziare
il Signore di essere entrato nell’amicizia di suor Piera Boschetti, fenomeno di
simpatia e di schiettezza. Alla sua morte ho chiesto al Signore due terzi del
suo spirito.
Gli adulti.
Trovai in parrocchia una serie di collaboratori adulti formati soprattutto
negli anni di Mons. Palumbo che si rendevano disponibili per tutte le attività
della parrocchia dalla liturgia alla catechesi, dallo sport alle feste ecc.
Avevano circa l’età dei miei genitori e mi hanno accolto ed aiutato come un
figlio aiutandomi in ogni cosa io chiedessi e consigliandomi nei momenti di
difficoltà. Una vera manna per un prete di 25 anni.
Le famiglie. Al
mio arrivo si trovavano in posizione un po’ distante dall’oratorio. Poi pian
piano ci siamo conosciuti e ho scoperto che erano alla ricerca di un luogo dove
educare i loro figli non casuale ma cristiano. Avendo molti fatto l’esperienza
dell’oratorio desideravano riproporre ai figli la loro vita. Hanno iniziato ad
affidarmeli ancora prima che gli stessi volessero! Molte famiglie hanno portato
grande pazienza con me e con tutte le mattane che talvolta mi sono venuto in
mente. Dal canto mio ho cercato di aiutare i genitori nel difficile compito
dell’educare. Non so cosa sono riuscito a fare, vagliate tutte e trattenete ciò
che è buono.
Della Scuola sia
cattolica che statale ho già parlato. Ringrazio tutti i colleghi e
collaboratori. Ho imparato molto dalla loro professionalità. Auguri a tutti di
non smarrire mai la speranza educativa pur in tempi di emergenza.
La liturgia. In
seminario di discuteva assai di liturgia ma io non me ne sono mai appassionato
e ne sono diventato un impacciato interprete. A Pratocentenaro da subito ho
trovato una cura notevole delle celebrazioni, una buona capacità di fare
silenzio, ben tre cori e molti animatori formati. Dopo le prime intemperanze
giovanili ho scoperto, come diceva don Lorenzo Milani, che:«il Messale è più
interessante dei sei personaggi in cerca d’autore!». La liturgia ambrosiana è
un tesoro di inestimabile valore. Il genio di Ambrogio di Milano vi si è
impresso in maniera indelebile e l’opera di tanti autori noti o sconosciuti l’ha
arricchita sempre più. Il suo impianto ed i testi di cui è composta sono di una
bellezza sublime. Tutto vi è disposto per nutrire la fede del popolo di Dio e
in particolare dei suoi sacerdoti. Prima non lo credevo, ora ne sono sempre un
impacciato interprete ma un dichiarato fan.
Grazie ai bambini
dell’oratorio e della scuola. Me l’avevano detto ma non ci credevo: la
paternità fa parte del celibato. Sono un cattivo catechista ed un pessimo
insegnante ma ce l’ho messa tutta; presentare il mistero cristiano ai bambini è
un vero spasso.
Infine grazie ai giovani
della comunità giovanile giunta a contare fino a 100 partecipanti. Siamo stati
80 in montagna e diversi mancavano. Con i più vicini è nata un’amicizia
schietta, sincera. Ho trovato ragazzi educati, intelligenti e disponibili. Ne
abbiamo combinate parecchie compreso qualche disastro. Rifarei tutto, anche gli
errori. Se anche tutto andasse male, se anche un giorno qualcuno mi accusasse
di avere fallito o di non aver capito niente di teologia o di pastorale io
potrò dire: si però io ho davvero vissuto tutto fino in fondo con degli amici e
la nostra amicizia, per la grazia di Dio si è fatta eterna! Il Papa a Bresso
disse che quando pensava al paradiso lo immaginava come le gite nei boschi con
la sua famiglia da bambino. Io non so come sia il paradiso ma me lo figuro come
quelle settimane in montagna a Braies con l’oratorio Pratocentenaro.
Ho esagerato, lo so, ma non poteva essere altrimenti.
A chi è arrivato a leggere fin qui grazie dell’attenzione e
buon cammino.
Don Filippo Dotti
agosto 2012
5- Fine
Non ci sono parole. Mi hai fatto commuovere in più punti, soprattutto i ringraziamenti, che mostrano come la Grazie sia presente ovunque in questa parrocchia! Bellissimo articolo di ricordi, ad un anno dalla tua partenza. Grazie.
RispondiEliminaUn abbraccio
l'Altissimo ti ha fatto vivere un'esperienza di vita indelebile, la grazia di Dio ha creato amicizie eterne,...memorie di un prete di Prato
RispondiEliminaora, un anno a Lecco, GRAZIE DI ESSERE CON NOI!!