martedì 3 settembre 2013

Memorie di Prato - 5

Memorie di un prete di Prato - 5

Ringraziamenti

Se considero questi 10 anni non posso non riconoscere molte grazie con cui l’Altissimo ha voluto sostenermi. Ne cito alcune:
Innanzitutto i preti. Da subito don Tino, mio primo parroco insistette sull’importanza dell’unità tra noi sacerdoti e don Maurizio in continuità ha proseguito. Ogni settimana una mattina intera era dedicata al confronto aperto sulla pastorale e sulla vita. Appena fu possibile iniziammo a
mangiare insieme a pranzo e così a fare una sorta di vita comune nel rispetto degli orari di ciascuno. Con don Enrico, don Carlo, don Andrea e don Piero abbiamo cercato di trovarci, confrontarci, correggerci e aiutarci. La comunione tra i preti fatta di stima reciproca, consiglio e aiuto è la migliore condizione per un ministero di missione. Debbo poi ringraziare in particolare don Maurizio che, pur essendo il parroco, mi ha sempre trattato come un fratello.
In secondo luogo le suore. Ho già detto dell’importanza e della fecondità della loro presenza a Prato. A partire da suor Gabriella Martin recentemente e prematuramente scomparsa. Poi Suor Antonietta Clerici, ultima suora dedicata alle ragazze dell’oratorio. Portava con sé una competenza a livelli universitari nell’ambito dell’educazione e della catechesi unita alla passione educativa della famiglia salesiana. La sua partenza ha lasciato un grande vuoto in oratorio soprattutto per le ragazze e le catechiste. E tutte le altre per la loro passione educativa. La loro collaborazione è stata fondamentale ed io mi sono sentito protetto e aiutato dalla loro spirituale maternità. Non posso non ringraziare il Signore di essere entrato nell’amicizia di suor Piera Boschetti, fenomeno di simpatia e di schiettezza. Alla sua morte ho chiesto al Signore due terzi del suo spirito.
Gli adulti. Trovai in parrocchia una serie di collaboratori adulti formati soprattutto negli anni di Mons. Palumbo che si rendevano disponibili per tutte le attività della parrocchia dalla liturgia alla catechesi, dallo sport alle feste ecc. Avevano circa l’età dei miei genitori e mi hanno accolto ed aiutato come un figlio aiutandomi in ogni cosa io chiedessi e consigliandomi nei momenti di difficoltà. Una vera manna per un prete di 25 anni.
Le famiglie. Al mio arrivo si trovavano in posizione un po’ distante dall’oratorio. Poi pian piano ci siamo conosciuti e ho scoperto che erano alla ricerca di un luogo dove educare i loro figli non casuale ma cristiano. Avendo molti fatto l’esperienza dell’oratorio desideravano riproporre ai figli la loro vita. Hanno iniziato ad affidarmeli ancora prima che gli stessi volessero! Molte famiglie hanno portato grande pazienza con me e con tutte le mattane che talvolta mi sono venuto in mente. Dal canto mio ho cercato di aiutare i genitori nel difficile compito dell’educare. Non so cosa sono riuscito a fare, vagliate tutte e trattenete ciò che è buono.
Della Scuola sia cattolica che statale ho già parlato. Ringrazio tutti i colleghi e collaboratori. Ho imparato molto dalla loro professionalità. Auguri a tutti di non smarrire mai la speranza educativa pur in tempi di emergenza.
La liturgia. In seminario di discuteva assai di liturgia ma io non me ne sono mai appassionato e ne sono diventato un impacciato interprete. A Pratocentenaro da subito ho trovato una cura notevole delle celebrazioni, una buona capacità di fare silenzio, ben tre cori e molti animatori formati. Dopo le prime intemperanze giovanili ho scoperto, come diceva don Lorenzo Milani, che:«il Messale è più interessante dei sei personaggi in cerca d’autore!». La liturgia ambrosiana è un tesoro di inestimabile valore. Il genio di Ambrogio di Milano vi si è impresso in maniera indelebile e l’opera di tanti autori noti o sconosciuti l’ha arricchita sempre più. Il suo impianto ed i testi di cui è composta sono di una bellezza sublime. Tutto vi è disposto per nutrire la fede del popolo di Dio e in particolare dei suoi sacerdoti. Prima non lo credevo, ora ne sono sempre un impacciato interprete ma un dichiarato fan.
Grazie ai bambini dell’oratorio e della scuola. Me l’avevano detto ma non ci credevo: la paternità fa parte del celibato. Sono un cattivo catechista ed un pessimo insegnante ma ce l’ho messa tutta; presentare il mistero cristiano ai bambini è un vero spasso.
Infine grazie ai giovani della comunità giovanile giunta a contare fino a 100 partecipanti. Siamo stati 80 in montagna e diversi mancavano. Con i più vicini è nata un’amicizia schietta, sincera. Ho trovato ragazzi educati, intelligenti e disponibili. Ne abbiamo combinate parecchie compreso qualche disastro. Rifarei tutto, anche gli errori. Se anche tutto andasse male, se anche un giorno qualcuno mi accusasse di avere fallito o di non aver capito niente di teologia o di pastorale io potrò dire: si però io ho davvero vissuto tutto fino in fondo con degli amici e la nostra amicizia, per la grazia di Dio si è fatta eterna! Il Papa a Bresso disse che quando pensava al paradiso lo immaginava come le gite nei boschi con la sua famiglia da bambino. Io non so come sia il paradiso ma me lo figuro come quelle settimane in montagna a Braies con l’oratorio Pratocentenaro.
Ho esagerato, lo so, ma non poteva essere altrimenti.
A chi è arrivato a leggere fin qui grazie dell’attenzione e buon cammino.

Don Filippo Dotti
agosto 2012
5- Fine

2 commenti:

  1. Non ci sono parole. Mi hai fatto commuovere in più punti, soprattutto i ringraziamenti, che mostrano come la Grazie sia presente ovunque in questa parrocchia! Bellissimo articolo di ricordi, ad un anno dalla tua partenza. Grazie.
    Un abbraccio

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  2. l'Altissimo ti ha fatto vivere un'esperienza di vita indelebile, la grazia di Dio ha creato amicizie eterne,...memorie di un prete di Prato
    ora, un anno a Lecco, GRAZIE DI ESSERE CON NOI!!

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