sabato 28 settembre 2013

la F.O.M.

Inizia l'anno dell'Oratorio. Si ompone una riflessione sulla gloriosa istituzione educativa che nella diocesi ambrosiana ha assunto un volto singolare.
Tra l'altro ricorrono i 100 anni della fondazione della F.O.M. (= Fondazione per gli Oratori Milanesi) croce e delizia dei coadiutori. Mia mamma simpaticamente ogni tanto dice: sei stato alla  FIOM? Hai sentito quel che ha fatto la FIOM? Ed io lì e spiegarle che il sindacato è una cosa, gli oratori un'altra. Ma la confusione è forse provvidenziale?
Per i 100 anni della gloriosa istituzione, gli attuali direttori hanno pensato di pubblicare sul mitico gazzettino un stampa del primo statuto. Da buoni preti ambrosiani i primi due punti dello storico statuto trattano: 1. la dichiarazione di costituzione (compito istituzionale) 2. le regole di accesso con annesso compenso economico (sulla materia-soldi i preti milanesi non fanno mai difetto). Ma prima di procedere alla spiegazione del funzionamento interno della fondazione si trovano i punti 3 e 4 che hanno da subito attirato la mia attenzione:
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3. Scopo della Federazione è quello di coadiuvare l'opera dei singoli Oratorii per intensificarne l'azione, e di promuovere gli interessi comuni sia morali che materiali.
4. Gli Oratori federati conservano la loro autonomia interna e la loro dipendenza gerarchica in conformità ai propri statuti e alle proprie tradizioni.
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Che gioia trovare la doppia i sulla parola Oratorii. Una volta c'era passione per l'italiano!
Ma la vera gioia sta nel sentir affermati in 4 righe la dimensione essenziale del servizio per gli oratori. "Federazione" significa insieme di soggetti liberi e pieni che scelgono di mettersi insieme per migliorare la loro attività e per aiutarsi reciprocamente.
Alcuni anni fa' mi successe un curioso dialogo telematico che mi fece molto riflettere. Avevo partecipato per l'ennesima volta al cammino al Sacro Monte di Varese con i ragazzi di terza media in preparazione alla professione di fede. Infastidito dalla pochezza del tema, dal vuoto della parole del libretto e dalla confusione che regnava mentre cercavo faticosamente di fare pregare quelle simpatiche belve che mi portavo dietro decisi di inviare una mail di lamentela alla FOM. Dopo alcuni giorni mi rispose una suora un po' rispondendomi e un po' tirandomi le orecchie. Vabbé normale. Mi sorprese però la frase finale:
"Grazie comunque per essersi preso cura di alcuni preadolescenti della Diocesi". Accetto i rimproveri, lo scambio di idee, accetto il senso di colpa e se mi dicono che sono un pessimo prete non posso che convenirne ma non accetto posizioni sbagliate che vengono teorizzate e devotamente sostenute. Quel ragazzo era mio, non della Diocesi. Ditemi che sono possessivo, che sono malato, che non sono libero ecc. ecc. Ma non è un ragazzo della Diocesi, è un ragazzo dell'oratorio. Perché li ha fatto il catechismo, li gioca a pallone, lì fa il chierichetto e se gli dicono "oratorio" gli viene in mente il marciapiede, la porta, l'aula e la polvere del campo.
L'episodio fa capire il cambiamento di mentalità avvenuto negli anni. e che produce continue incomprensioni e depressioni. Il servizio centrale deve essere a servizio della realtà locale. Non è la realtà locale a doversi adeguare al progetto centrale. Si tratta della sussidiarietà. La mancanza di chiarezza su questo punto genera alcune perniciose conseguenze:
- chi sta in una parrocchia ed è un po' sveglio non accetta solo di applicare uno schema dato da altri per cui inizia a farsi le cose come vuole e così termina il tenativo di unità.
- chi è al servizio centrale vedendo di non essere sempre seguito o capito si arrabbia o si deprime.
- aggiungiamo a questo il fatto che non sempre i prodotti FOM sono così geniali o entusiasmati (basti penare ai titoli del grest, ai sussidi ripubblicati per anni sempre identici o a certe canzoncine).
Nell'attuale situazione di carenza di clero e di suore abbiamo seriamente bisogno di un lavoro vero sugli oratori che sono uno dei patrimoni più belli della nostra Chiesa. L'idea di una rete di oratori che si scambia le esperienze a partire dall'osservazione intelligente della realtà. Meno preoccupata di organizzare eventi (servono davvero tutti?). Una FOM non nominalista (serve ancora tutta sta classificazione in fasce d'eta?), capace di ridiscutere la sua organizzazione alla bisogna, che faccia sua l'istanza vocazionale e quella sacramentale, che riprenda a parlare di purezza, che si ritrovi la luce della dottrina e la gioia delle bicchierate e dei giochi. Il vuoto spinto che sommerge i nostri figli è un dramma radicale per il quale non bastano titoli biblici o riferimenti vagamente spirituali. Siamo davvero persi se le ultime serie produzioni in campo educativo risalgono agli anni 70 e 80. Partiamo dalla federazione con occhi aperti e con intelligenza. iniziamo a scambiarci le esperienze e ad essere testimoni gli uni per gli altri. Riprendiamo con fiducia ad educare a partire dalle cose semplici e vere. Lo Spirito Santo ha abbandonato il campo o noi siamo un po' distratti dai nostri piani quinquennali di produzione pastorale?

P.S.
E' interessante notare che al punto 14 si trova una affermazione in merito ai "cooperatori". La questione sarà occasione di altri post.

4 commenti:

  1. Cavolo, cogli sempre nel segno! Spero che qualcuno alla FOM legga il tuo scritto. E anche alla FIOM. Saluti alla tua mamma!
    Ciao, Giova

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  2. Per non parlare della pastorale in genere, che arranca tra vecchie strutture (decanati), nuovi tentativi (comunità pastorali), presbiteri che corrono di qua e di là e laici che non sanno che fare... ciao don Filippo! dE

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  3. Chiamare vecchie strutture i decanati, caro Anonimo, mi sembra superficiale e riduttivo. Forse è così in alcuni contesti, ma ci sono realtà di decanati che invece in questi anni hanno saputo lavorare bene, favorendo traguardi di collaborazione appunto sussidiarietà impensabili, producendo relazioni e impegni comuni fuori dal normale. Attenzione: per anni ci si è adoperati per indicare la strada di una sempre maggiore apertura alla pastorale d'insieme. E tanti giovani ci hanno creduto e si sono messi in gioco per primi. Evitiamo adesso di fare svolte schizofreniche in direzioni opposte. Sarebbe un po' difficile da spiegare a chi ha accettato la sfida precedente e soprattutto sarebbe ben lontano da una realistica visione del futuro che, piaccia o no, ci parlerà sempre più di integrazione, condivisione delle risorse e delle esperienze, apertura su realtà e orizzonti più ampi della singola parrocchia e del singolo campetto. Questa è modernità...

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  4. Si ma io il post sui collaboratori FOM lo volevo leggere..quando lo fai?

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