domenica 31 maggio 2015

Da don Abbondio a fra' Cristoforo

Con la celebrazione odierna desideriamo ringraziare il Signore per l'anno passato insieme in Oratorio e aprire simbolicamente la stagione estiva.

Quello che abbiamo fatto

Abbiamo iniziato a Settembre sulla scorta di una estate passata molto importante. Molti ragazzi avevano partecipato alle iniziative e molti si sono ripresentati all'avvio dell'anno pastorale. Possiamo dire di aver riscontrato anche un certo apprezzamento da parte delle famiglie.

Per quello che riguarda la catechesi: è continuato l'ottimo percorso del gruppo medie
è iniziato un gruppo dei diciotteni rinnovato; e abbiamo tentato dei nuovi incontri per i giovani coinvolgendo quasi tutti i gruppi della città. Nell'iniziazione cristiana abbiamo assunto il nuovo schema suggerito dalla Diocesi per la celebrazione dei sacramenti e abbiamo avviato il cammino di formazione delle catechiste. Sia la Cresima che la Prima Confessione e la prima Comunione sono stati momenti di grande consolazione.

Abbiamo vissuto momenti importanti come il Presepe vivente, il grande lavoro della partecipazione alla sfilata di Carnevale grazie ai giovani che si sono spesi per i più piccoli. Abbiamo provato anche ad animare maggiormente la domenica pomeriggio. Si è avviato un nuovo corso per il Gruppo Sportivo Giovanile che culminerà lunedì 15 con l'elezione del nuovo presidente. Ed è nata la splendida iniziativa dell'apertura del Campanile che molte fortune sta avendo.

Tutto questo insieme alle tappe dell'anno come i Ritiri, il Capodanno, le vite Comuni eccetera... Certo mi resta il cruccio che pochissimo giovani hanno ancora accolto per sé la proposta della Comunità giovanile. E c'è ancora molto da lavorare per costituire quella “Comunità educante” indispensabile per la vita di una vera Comunità cristiana. Parlo di tutto questo “fare” non per vanto ma per rendere onore a tutto l'impegno profuso da tanti di voi. Tutta la vita dell'Oratorio è fatta di diversi momenti e tanto impegno educativo e formativo.

Un Dio innominato?

Oggi ci ritroviamo per dire grazie al Signore di tutto quanto abbiamo vissuto insieme e a celebrare la festa della Santissima Trinità. Vorrei suggerire, a partire dalla Festa di oggi, una pista di lavoro per il tempo che ci sta davanti. Lo faccio legandomi ad alcuni nomi di origine manzoniana.
La festa di oggi ci pone la questione di Dio e del suo nome. Si parla di Dio in Oratorio? Ma certo direte voi! Beh non è così scontato. Dio spesso facciamo fatica a nominarlo. Nei nostri ragionamenti arriviamo a dire: sì intuisco che c'è qualcosa di più, sì quell'esperienza mi ha segnato, sì forse qualcosa ho sentito... Nel nostro agire è come se il prescindessimo dall'azione potente di Dio e siamo convinti che la nostra vita comune sia il risultato solo del nostro operare. Così spesso tutto ci diventa faticoso, fonte di rabbia e infine triste. Dio spesso resta l'innominato tra di noi. L'Oratorio deve essere la casa della fiducia in Dio perché le persone che vi abitano vivono di Lui e sono capaci di parlarne con umiltà e verità. Dio non può rimanere innominato perché Egli stesso ci ha dato il potere di rivolgerci a Lui e di poter parlare con Lui come facciamo nella preghiera e nella catechesi. Possiamo parlare con lui come con il Padre misericordioso e come con un amico. Che gioia e che pace provengono dall'essere nella vita di Dio!

Passare da don Abbondio a Fra' Cristoforo

Molti amici qui presenti possono dire: ma io non sono così convinto. Io ora non posso parlare di Dio non sono ancora pronto. Certamente i cammini di ciascuno vanno rispettati e ogni passo non va mai dato per scontato.
Occorre per me compiere un passo che potremmo descrivere come il passaggio da don Abbondio a Fra' Cristoforo, due diverse figure di uomini religiosi tratte dai Promessi Sposi e che ben conosciamo.
Don Abbondio era un uomo semplice – tutti ne conoscete la figura - e che aveva trovato il suo posto nella società. Faceva il parroco senza infamia e senza lode sperando che nessun incidente gli capitasse mai. Diventa famoso però proprio in forza di quell'incidente che gli tocca.
Fra' Cristoforo invece era un uomo audace dalla vita pericolosa. Anche a lui capita un incidente che lo obbliga a cambiare. La vita gli impone di giocarsi e di prendere posizione come fa con noi nel nostro tempo. Di fronte alla vita abbiamo due possibilità: possiamo scansarla come ha fatto don Abbondio o possiamo prenderla fino in fondo come invece ha fatto Fra' Cristoforo. Notate bene che non si tratta di carattere. Il carattere lo si può cambiare fino ad un certo punto. Si tratta di come prendiamo sul serio la vita. Chi prende sul serio la vita affronta anche la questione di Dio. Come ci dice il vangelo: non avreste peccato se non aveste visto Gesù. Di fronte a Gesù bisogna decidersi!
La libertà di fra' Cristoforo è la libertà dell'uomo che ha consegnato la sua vita a Dio.
L'invito che ci deve fare l'Oratorio è a prendere sul serio la nostra vita e a chiederci se valga la pena di stare dalla parte di Dio. Oggi a differenza del passato la normale vita borghese porta a congelare la questione della fede come se fosse impresentabile in società. L'oratorio sta a dirci: vale la pena stare con Dio? Solo se uno risponde di sì convintamente allora compie un vero cammino.
La questione religiosa non va presa come un piccole residuo del passato che noi per nostalgia coltiviamo; non va presa come un insieme di doveri che rende moralmente migliori; non va presa come uno stratagemma psicologico per essere costantemente entusiasti. Occorre sul serio prenderi in mano e verificarsi: conviene stare dalla parte di Dio? Conviene essere cristiani? Se la tua risposta è no è meglio che vai da un'altra parte. Io posso testimoniare che a me è convenuto molto e sono qui con molti amici a dirvelo oggi, qui ed ora.

Fare insieme un lavoro personale

Il percorso che vi propongo, il passare da don Abbondio a fra' Cristoforo è un lavoro “personale” cioè di crescita della persona, della libertà della persona. Ma non è un lavoro individuale. E' un lavoro da fare insieme quando ci troviamo: ci conviene stare nella Chiesa? Ci conviene vivere con Cristo? Credo che sarebbe un lavoro molto bello non solo per gli adolescenti e i giovani ma anche per le famiglie che insieme possono aiutarsi a crescere e ad affrontare la sfida dell'amore e dell'educazione. Se prendessimo sul serio queste domande anche la vita dell'Oratorio sarebbe ribaltata in un attimo. Non dal nostro fare ma dalla coscienza della Grazia che ci accompagna. Concludo rivolgendomi al Signore con le Parole che ha usato in Duomo pochi giorni fa' il nostro Arcivescovo:

Ci hai fatti per te, Signore.
Solo Tu conosci fino in fondo la nostra fame.
Fame di cibo, di lavoro, di dignità.
Fame di vita e di edificazione comune.
Fame di bellezza, di bontà e di verità.
Fame d’amare ed essere amati.
Non permettere che venga messa a tacere,
ingannata o soffocata questa fame.
Mantieni sempre aperta in noi la sua ferita
perché impariamo ad ascoltare il grido dei nostri fratelli.
Donaci di avere presenti i loro volti.

Signore, liberaci dall’indifferenza. 




Santissima Trinità – Festa del Grazie
Es 33,18-23;34,5-7a Sal 62 Rm 8,1-9b Gv 15,24-27 
 domenica 31 Maggio Lecco ore 10

1 commento:

  1. Condivido le sue riflessioni, la ringrazio per l'impegno suo e dei collaboratori e prego perché i cuori si aprano e rispondano alla chiamata.

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