Con la celebrazione odierna desideriamo
ringraziare il Signore per l'anno passato insieme in Oratorio e
aprire simbolicamente la stagione estiva.
Quello che abbiamo fatto
Abbiamo iniziato a Settembre sulla
scorta di una estate passata molto importante. Molti ragazzi avevano
partecipato alle iniziative e molti si sono ripresentati all'avvio
dell'anno pastorale. Possiamo dire di aver riscontrato anche un certo
apprezzamento da parte delle famiglie.
Per quello che riguarda la catechesi: è
continuato l'ottimo percorso del gruppo medie
è iniziato un gruppo dei diciotteni
rinnovato; e abbiamo tentato dei nuovi incontri per i giovani
coinvolgendo quasi tutti i gruppi della città. Nell'iniziazione
cristiana abbiamo assunto il nuovo schema suggerito dalla Diocesi
per la celebrazione dei sacramenti e abbiamo avviato il cammino di
formazione delle catechiste. Sia la Cresima che la Prima Confessione
e la prima Comunione sono stati momenti di grande consolazione.
Abbiamo vissuto momenti importanti come
il Presepe vivente, il grande lavoro della partecipazione alla
sfilata di Carnevale grazie ai giovani che si sono spesi per i più
piccoli. Abbiamo provato anche ad animare maggiormente la domenica
pomeriggio. Si è avviato un nuovo corso per il Gruppo Sportivo
Giovanile che culminerà lunedì 15 con l'elezione del nuovo
presidente. Ed è nata la splendida iniziativa dell'apertura del
Campanile che molte fortune sta avendo.
Tutto questo insieme alle tappe
dell'anno come i Ritiri, il Capodanno, le vite Comuni eccetera... Certo mi resta il cruccio che pochissimo giovani hanno ancora accolto per sé la
proposta della Comunità giovanile. E c'è ancora molto da lavorare
per costituire quella “Comunità educante” indispensabile per la
vita di una vera Comunità cristiana. Parlo di tutto questo “fare”
non per vanto ma per rendere onore a tutto l'impegno profuso da tanti
di voi. Tutta la vita dell'Oratorio è fatta di diversi momenti e
tanto impegno educativo e formativo.
Un Dio innominato?
Oggi ci ritroviamo per dire grazie al
Signore di tutto quanto abbiamo vissuto insieme e a celebrare la
festa della Santissima Trinità. Vorrei suggerire, a partire dalla
Festa di oggi, una pista di lavoro per il tempo che ci sta davanti.
Lo faccio legandomi ad alcuni nomi di origine manzoniana.
La festa di oggi ci pone la questione
di Dio e del suo nome. Si parla di Dio in Oratorio? Ma certo direte
voi! Beh non è così scontato. Dio spesso facciamo fatica a
nominarlo. Nei nostri ragionamenti arriviamo a dire: sì intuisco che
c'è qualcosa di più, sì quell'esperienza mi ha segnato, sì forse
qualcosa ho sentito... Nel nostro agire è come se il prescindessimo
dall'azione potente di Dio e siamo convinti che la nostra vita comune
sia il risultato solo del nostro operare. Così spesso tutto ci
diventa faticoso, fonte di rabbia e infine triste. Dio spesso resta
l'innominato tra di noi. L'Oratorio deve essere la casa della fiducia
in Dio perché le persone che vi abitano vivono di Lui e sono capaci
di parlarne con umiltà e verità. Dio non può rimanere innominato
perché Egli stesso ci ha dato il potere di rivolgerci a Lui e di
poter parlare con Lui come facciamo nella preghiera e nella
catechesi. Possiamo parlare con lui come con il Padre misericordioso e
come con un amico. Che gioia e che pace provengono dall'essere nella
vita di Dio!
Passare da don Abbondio a Fra' Cristoforo
Molti amici qui presenti possono dire:
ma io non sono così convinto. Io ora non posso parlare di Dio non
sono ancora pronto. Certamente i cammini di ciascuno vanno rispettati
e ogni passo non va mai dato per scontato.
Occorre per me compiere un passo che
potremmo descrivere come il passaggio da don Abbondio a Fra'
Cristoforo, due diverse figure di uomini religiosi tratte dai
Promessi Sposi e che ben conosciamo.
Don Abbondio era un uomo semplice –
tutti ne conoscete la figura - e che aveva trovato il suo posto
nella società. Faceva il parroco senza infamia e senza lode sperando
che nessun incidente gli capitasse mai. Diventa famoso però proprio
in forza di quell'incidente che gli tocca.
Fra' Cristoforo invece era un uomo
audace dalla vita pericolosa. Anche a lui capita un incidente che lo
obbliga a cambiare. La vita gli impone di giocarsi e di prendere
posizione come fa con noi nel nostro tempo. Di fronte alla vita
abbiamo due possibilità: possiamo scansarla come ha fatto don
Abbondio o possiamo prenderla fino in fondo come invece ha fatto Fra'
Cristoforo. Notate bene che non si tratta di carattere. Il carattere
lo si può cambiare fino ad un certo punto. Si tratta di come
prendiamo sul serio la vita. Chi prende sul serio la vita affronta
anche la questione di Dio. Come ci dice il vangelo: non avreste
peccato se non aveste visto Gesù. Di fronte a Gesù bisogna
decidersi!
La libertà di fra' Cristoforo è la
libertà dell'uomo che ha consegnato la sua vita a Dio.
L'invito che ci deve fare l'Oratorio è
a prendere sul serio la nostra vita e a chiederci se valga la pena di
stare dalla parte di Dio. Oggi a differenza del passato la normale
vita borghese porta a congelare la questione della fede come se fosse
impresentabile in società. L'oratorio sta a dirci: vale la pena
stare con Dio? Solo se uno risponde di sì convintamente allora
compie un vero cammino.
La questione religiosa non va presa
come un piccole residuo del passato che noi per nostalgia coltiviamo;
non va presa come un insieme di doveri che rende moralmente migliori;
non va presa come uno stratagemma psicologico per essere
costantemente entusiasti. Occorre sul serio prenderi in mano e
verificarsi: conviene stare dalla parte di Dio? Conviene essere
cristiani? Se la tua risposta è no è meglio che vai da un'altra
parte. Io posso testimoniare che a me è convenuto molto e sono qui
con molti amici a dirvelo oggi, qui ed ora.
Fare insieme un lavoro personale
Il percorso che vi propongo, il passare
da don Abbondio a fra' Cristoforo è un lavoro “personale” cioè
di crescita della persona, della libertà della persona. Ma non è un
lavoro individuale. E' un lavoro da fare insieme quando ci troviamo:
ci conviene stare nella Chiesa? Ci conviene vivere con Cristo? Credo
che sarebbe un lavoro molto bello non solo per gli adolescenti e i
giovani ma anche per le famiglie che insieme possono aiutarsi a
crescere e ad affrontare la sfida dell'amore e dell'educazione. Se
prendessimo sul serio queste domande anche la vita dell'Oratorio
sarebbe ribaltata in un attimo. Non dal nostro fare ma dalla
coscienza della Grazia che ci accompagna. Concludo rivolgendomi al Signore con le Parole che ha usato in
Duomo pochi giorni fa' il nostro Arcivescovo:
Ci hai fatti per te,
Signore.
Solo Tu conosci fino
in fondo la nostra fame.
Fame di cibo, di
lavoro, di dignità.
Fame di vita e di
edificazione comune.
Fame di bellezza, di
bontà e di verità.
Fame d’amare ed
essere amati.
Non permettere che
venga messa a tacere,
ingannata o
soffocata questa fame.
Mantieni sempre
aperta in noi la sua ferita
perché impariamo ad
ascoltare il grido dei nostri fratelli.
Donaci di avere
presenti i loro volti.
Signore, liberaci
dall’indifferenza.
Santissima Trinità – Festa del
Grazie
Es 33,18-23;34,5-7a Sal 62 Rm 8,1-9b Gv
15,24-27
domenica 31 Maggio Lecco ore 10
Condivido le sue riflessioni, la ringrazio per l'impegno suo e dei collaboratori e prego perché i cuori si aprano e rispondano alla chiamata.
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