mercoledì 3 agosto 2016

E. Nicolò: E il mare non c'era più

Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c’era più. Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo.(Apocalisse 21, 1-2)

Il mare si infrangeva spumeggiando contro l’alta scogliera. Le bianche creste delle onde contrastavano col terriccio marrone scuro della scarpata, sopra gli scogli. Dalla cima del dirupo, in quell’assolato pomeriggio estivo, quei colori sembravano mescolarsi mirabilmente con il blu del mare, l’azzurro del cielo e le altre tinte della natura all’intorno: il verde dell’erba e dei radi cespugli e quello dei pini che svettavano sull’orlo del ripido pendio. Gli unici suoni erano quelli delle onde, giù in basso, e il canto di qualche cicala sugli alberi. Il sentiero che ridisegnava i contorni dell’orlo del dirupo, qualche metro all’interno, era deserto e, per quanto Pietro e il nonno si guardassero ogni tanto intorno, nessuno era in vista per tutta la scogliera. Pietro si teneva saldamente ancorato alla grande mano del nonno e, sicuro, procedeva lungo il sentiero facendo bene attenzione a non incespicare sulle radici che di quando in quando affioravano dal terreno. Avanzavano lentamente, sostando talvolta dove le ombre delle chiome dei pini cadevano sullo stradello.
Pietro era felice di avere il nonno tutto per sé, quel pomeriggio, e avrebbe voluto dirglielo, ma non sapeva come esprimerlo. Eppure il vecchio glielo aveva letto fin dal primo momento in quegli occhioni scuri che brillavano su quel visetto simpatico. Quegli occhi erano davvero grandi e ancor più risaltavano perché i capelli erano tagliati assai corti, il suo volto era affilato e il suo fisico da bambino era magro, asciutto.
Quando il sentiero cominciò a scendere lievemente, si fermarono di nuovo a guardare il mare. Rimasero così per qualche minuto, tenendosi per mano. A un tratto Pietro alzò lo sguardo verso il nonno. Gli sembrò che guardasse lontano, molto lontano, che fissasse un punto dove la linea del mare toccava il cielo. Guardò anche lui socchiudendo gli occhi per vedere meglio. Sporse leggermente la testa in avanti allungando il collo, nella speranza, forse, che quel movimento potesse avvicinarlo all’orizzonte, facilitandolo nello scrutare. Ma non scorse nulla. Rialzò di nuovo il viso verso il volto del nonno cercando, in punta di piedi, di distinguerne gli occhi tra la lunga barba bianca e le folte sopracciglia argentee. Fino a poco prima il nonno gli aveva spiegato tante cose della natura che li circondava, ma ora non diceva più nulla. Pietro pensò che stesse riflettendo su qualcosa di importante e non volle disturbarlo. Abbassò lo sguardo. Fu allora che si avvide di un uccellino implume che giaceva morto vicino alle sue scarpe. Lo osservò immobile per un poco, poi tirò leggermente la mano del nonno per richiamarne l’attenzione e indicò in terra con un ditino. Il vecchio non disse nulla, ma accarezzò i capelli del bambino e ponendogli delicatamente una mano sulla spalla lo sospinse dolcemente avanti riprendendo il cammino.
«È vero che anche le persone muoiono?» chiese d’un tratto Pietro. Il nonno restò sorpreso della domanda del nipotino e disse solo:
«Sì, anche le persone». E gli strinse più forte la piccola mano.
Ma il bimbo riprese:
«Perché si deve morire, nonno?»
«Spesso perché si diventa molto vecchi.»
«Tu non sei tanto vecchio, vero?» domandò un po’ preoccupato Pietro, sperando fortemente in una tranquillizzazione rapida e certa.
Il nonno restò un istante in silenzio, aggrottando lievemente le sopracciglia. Poi, simulando un tono rassicurante, rispose:
«Non proprio vecchio vecchio.»
Sembrava che la testolina di Pietro inseguisse qualche pensiero più grande di lui, perché ora il bimbo non si interessava più della passeggiata e appariva assorto.
«Però qualche volta muoiono anche i bambini!» esclamò.
«Sì, è vero» rispose il nonno rendendosi ancor meglio conto che Pietro si stava interrogando con molta serietà su quell’argomento e che forse aveva bisogno di qualche spiegazione più approfondita. Si preparò dunque ad aggiungere qualcosa, ma di nuovo il bimbo incalzò:
«Ma perché allora si muore?»
«Magari per una malattia grave o per la guerra.»
Pietro meditò un attimo, ma insoddisfatto riprese:
«Voglio dire: perché bisogna morire?»
Il nonno seguì il volo di un gabbiano nel cielo finché non lo perse di vista, poi rispose:
«Per andare a conoscere da vicino Dio, che ha creato tutte le cose. Ogni uomo ha questo desiderio in fondo al cuore, anche se tante volte neppure se ne accorge». Poi riprese:
«È come se tu avessi solo sentito parlare di tuo padre e lo volessi conoscere, vedere.»
«Penso che sarebbe un bell’incontro!» esclamò il bambino.
«Sì» aggiunse il vecchio «un momento felice. L’alba di un giorno in cui il sole non tramonterà più, l’inizio di una vita senza fine, per sempre.»
«Perché allora al funerale di nonna Emilia piangevano tutti? Mi sembrava che fossero tutti così tristi!» disse Pietro perplesso seguendo i suoi pensieri.
Il nonno ristette un attimo, lievemente imbarazzato, poi rispose:
«È appunto perché non tutti sanno che c’è un papà che ci attende per fare una grande e bella festa.»
«E allora non basta dirlo alle persone?» incalzò di nuovo il bimbo staccando un lungo filo d’erba.
Il vecchio sorrise e aggiunse: «E poi quelli che restano quaggiù soffrono perché rimangono un po’ soli. Questo succede sempre. E perché non possiamo più vedere sulla terra coloro cui abbiamo voluto bene.»
«Nonno» chiese Pietro con vivo interesse «dove vanno le persone che muoiono?»
Il vecchio non rispose subito. Guardò di nuovo il cielo. Voleva rispondere qualcosa di comprensibile e disse:
«È come se si addormentassero, custodite dalle grandi braccia di Gesù, in attesa di svegliarsi tutte insieme per iniziare davvero quella grande festa, anche con noi.»
«Dove si farà, nonno, questa festa?»
«Su in Cielo, Pietro.»

di Enrico Nicolò

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