lunedì 3 settembre 2012

Addio al Card. Martini il principe postmoderno

Si possono cambiare molte idee e molte altre cose nella vita ma il padre e la madre no. Non sei tu che li scegli. Per me il Papa era Woityla e il vescovo Martini. Sono nato nel 1977 e sono diventato prete nel 2002: per me erano loro e Martini mi ha ordinato.
Martini era un uomo impressionante,
un nobile, un principe. In seminario ci insegnò cosa fosse e come si facesse la lectio divina. Fu talmente forte la sua impronta che io che prima del seminario non avevo avuto molte esperienze di Chiesa non credevo nemmeno che esistessero altre forme di preghiera e di meditazione. Da seminarista lo incontrai di persona due volte. Ci tenne una Lectio formidabile sul brano giovanneo in cui Gesù incontra Filippo e Natanaele. Ancora oggi ogni volta che leggo quel brano me la ricordo. Avevo 19 anni era il 1997 e il colloquio sarebbe durato pochi minuti. Per educazione lui ci aspettava tutti in piedi e ci incoraggiava con sorrisi e sintetiche parole, senza mai sedersi per credo tre ore.
La seconda volta fu durante la vita comune che si faceva prima di diventare preti. In quell'occasione stringemmo un patto noi cinque amici per lamentarci con lui del seminario che, a nostro dire, non andava bene. Insistevamo attaccando in diversi e da più parti. Lui un po' indietreggiava e un po' ritornava ma non mollava. Alla fine io feci una tirata con esempi e tono tali da pretendere un assenso. Il Cardinale rispose: «Alle volte io ho imparato anche, per opposizione, dai cattivi educatori». Stesi siamo andati a letto. Poi feci il colloquio personale. Parlammo quasi un'ora e mi chiese un po' di tutto. Gli confessai le mie passioni letterarie, lui mi suggerì di leggere Eugenio Corti e  Morris West (si scrive così?). Un uomo maestoso con una impostazione personale che io non avrò mai. Torinese, gesuita, non amava il calcio eppure era un vero uomo. A lui, noi cultori della vanità, dobbiamo il recupero del ... Maria (Sergio Maria, Federico Maria, Carlo Maria, ecc.) come secondo nome. Quasi tutti negli anni '80 se ne vergognavano, poi, con lui la ripresa.

Le sue posizioni sul mondo e la Chiesa mi hanno dato molto filo da torcere. Spesso l'ho criticato e mi sono distaccato. Quella volta che il Papa attaccò sul relativismo e lui la settimana dopo uscì dicendo «Beh, esiste anche il relativismo cristiano», ho capito. Martini era postmoderno. La sua era una continua critica delle categorie, non per ribaltarle ma per riguardarle per evitare la violenza per non dare mai per scontato per dire che c'è anche l'altra possibilità. Il linguaggio non è fascista ma bisogna farci attenzione. Fino quasi al gioco di parole per aprire spazi e gettarvi un sogno. Troppo intelligente per litigare, troppo fine per alterarsi, ha fatto suo il relativismo postmoderno
Il mio maestro dissente da questo giudizio ma il mio affetto per il Card. Martini è troppo forte. La misericordia di Dio certo lo accoglierà e io continuerò a ricordarlo come migliaia di persone come maestro. L'affetto che nasce tra il vescovo e i preti è un po' come quello che trovi in famiglia. Non ti scegli (guai a chi si sceglie il vescovo) ma sei legato dal mistero. Ora Carlo Maria Martini è legato per sempre a quel Signore che mi ha insegnato ad amare.

3 commenti:

  1. Per non parlare di quella volta che vinsi la lotteria e ci finisti a pranzo...

    :-P

    N

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  2. No a dire il vero ero a sistemare la chiesa dopo la messa e scesi in refettorio per ultimo. Nessuno osava sedersi di fronte a lui. Ci finii io con una orrenda giacca Marrone per fortuna la tenni su tutta la cena perchè pezzavo come un caimano.
    Indimenticabile la scena del formaggio. I camerieri alla cena erano dei seminaristi che sbavavano per servire lui più che gli altri. Dopo il secondo ne passa uno che chiede: «Eminenza, un po' di formaggio?». E lui: «No, grazie». Poi in secondo: «Eminenza, un po' di formaggio?». «No, grazie». Un terzo: «Eminenza, un po' di formaggio?». «No, grazie». Al quarto ruppe la proverbiale flemma e rispose: «Mangiatelo tu!». Sorrise del fatto che io fronte scoppiassi a ridere. A me però il formaggio non è mai arrivato.

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  3. Io penso (spero) che Martini nei prossimi secoli avrà un'eco del tipo San Paolo, come fosse un nuovo pezzettivo di rivelazione che si è resa nota limpidamente a tutti. E' con lui che finalmente si affrontano i numerosi temi che suscita la realtà moderna, in molti casi con delle conclusioni alle quali non vi è molto altro da aggiungere. Per altre cose parole che vanno meditate.
    Purtroppo devo anche dire che Martini ha avuto pensieri troppo alti per la maggior parte dei comprendoni mentali del 21o secolo invasati di videogames e altre dipendenze. Ma abbiamo fiducia che magari tra 100 anni ce ne saremo liberati e ricominceremo a pensare.

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