Cari amici,
la nostra
vita è un breve passaggio ma è tutto ciò che abbiamo. Consacrarmi a Dio è stato
l’inizio per me di una avventura umana stupenda. Ora che questa chiamata mi
porta in una nuova parrocchia il Signore mi ha fatto due domande.
La prima: cosa
hai fatto? Rendi conto della tua amministrazione.
Posso dire di avere cercato giorno per giorno di passare per la
porta stretta. Non si può mai delegare
agli altri la propria vita o la propria felicità. Scegliere la porta stretta
non significa fare chissà quali sacrifici o rinunce, significa scegliere quella
strada che ha esattamente il profilo della tua persona come una serratura per
la chiave. Niente di più e niente di meno. Io ci ho provato e posso dire con
orgoglio che la mia venuta in mezzo a voi non è stata vana. Lascio agli altri
il giudizio su di me anche se domando clemenza. Certo avreste meritato un prete
un po’ più santo.
La seconda
domanda è stata di grande aiuto: dov’è il tuo tesoro? Cambiare ambiente di vita
pone questa questione. Se il nostro tesoro è in cielo nulla è perduto.
Se considero
questi 10 anni non posso non riconoscere molte grazie con cui l’Altissimo ha
voluto sostenermi. Ne cito alcune:
Innanzitutto
i preti. Da subito don Tino, mio
primo parroco insistette sull’importanza dell’unità tra noi sacerdoti e don
Maurizio in continuità ha proseguito. Ogni settimana una mattina intera era dedicata
al confronto aperto sulla pastorale e sulla vita. Appena fu possibile iniziammo
a mangiare insieme a pranzo e così a fare una sorta di vita comune nel rispetto
degli orari di ciascuno. Con don Enrico, don Carlo, don Andrea e don Piero
abbiamo cercato di trovarci, confrontarci, correggerci e aiutarci. La comunione
tra i preti fatta di stima reciproca, consiglio e aiuto è la migliore
condizione per un ministero di missione. Debbo poi ringraziare in particolare
don Maurizio che, pur essendo il parroco, mi ha sempre trattato come un
fratello.
In secondo
luogo le suore. Ho già detto
dell’importanza e della fecondità della loro presenza a Prato. A partire da
suor Gabriella Martin recentemente e prematuramente scomparsa. Poi Suor
Antonietta Clerici, ultima suora dedicata alle ragazze dell’oratorio. La loro
collaborazione è stata fondamentale ed io mi sono sentito protetto e aiutato
dalla loro spirituale maternità. Non posso non ringraziare il Signore di essere
entrato nell’amicizia di suor Piera Boschetti, fenomeno di simpatia e di
schiettezza. Alla sua morte ho chiesto al Signore due terzi del suo spirito.
Gli adulti. Che avevano circa l’età dei miei
genitori e mi hanno accolto ed aiutato come un figlio aiutandomi in ogni cosa
io chiedessi e consigliandomi nei momenti di difficoltà. Una vera manna per un
prete di 25 anni.
Le famiglie. Al mio arrivo si trovavano in
posizione un po’ distante dall’oratorio. Poi pian piano ci siamo conosciuti e
ho scoperto che erano alla ricerca di un luogo dove educare i loro figli non
casuale ma cristiano. Avendo molti fatto l’esperienza dell’oratorio
desideravano riproporre ai figli la loro vita. Hanno iniziato ad affidarmeli
ancora prima che gli stessi volessero! Molte famiglie hanno portato grande
pazienza con me e con tutte le mattane che talvolta mi sono venuto in mente.
Dal canto mio ho cercato di aiutare i genitori nel difficile compito
dell’educare. Non so cosa sono riuscito a fare, vagliate tutte e trattenete ciò
che è buono.
Della Scuola sia cattolica che statale ho già
parlato. Ringrazio tutti i colleghi e collaboratori. Ho imparato molto dalla
loro professionalità. Auguri a tutti di non smarrire mai la speranza educativa
pur in tempi di emergenza.
Grazie ai bambini dell’oratorio e della scuola.
Me l’avevano detto ma non ci credevo: la paternità fa parte del celibato. Sono
un cattivo catechista ed un pessimo insegnante ma ce l’ho messa tutta;
presentare il mistero cristiano ai bambini è un vero spasso.
Infine
grazie ai giovani della comunità
giovanile giunta a contare fino a 100 partecipanti. Siamo stati 80 in montagna
e diversi mancavano. Con i più vicini è nata un’amicizia schietta, sincera. Ho
trovato ragazzi educati, intelligenti e disponibili. Ne abbiamo combinate
parecchie compreso qualche disastro. Rifarei tutto, anche gli errori. Se anche
tutto andasse male, se anche un giorno qualcuno mi accusasse di avere fallito o
di non aver capito niente di teologia o di pastorale io potrò dire: si però io
ho davvero vissuto tutto fino in fondo con degli amici e la nostra amicizia,
per la grazia di Dio si è fatta eterna! Il Papa a Bresso disse che quando
pensava al paradiso lo immaginava come le gite nei boschi con la sua famiglia
da bambino. Io non so come sia il paradiso ma me lo figuro come quelle
settimane in montagna a Braies con l’oratorio Pratocentenaro. Ho esagerato, lo
so, ma non poteva essere altrimenti.
Cari amici,
qui si interrompe la nostra compagnia, non è per sempre ma per molto. Non vi
dirò non piangete perché non tutte le lacrime sono un male. Scegliete la porta
stretta il vostro cuore e la Madre Chiesa non vi ingannano. Scusate il disturbo
e grazie della compagnia.
"Come fai a raccogliere le fila di una vecchia vita, come fai ad andare avanti, quando nel tuo cuore cominci a capire che non si torna indietro..
RispondiEliminaCi sono cose che il tempo non può accomodare, ferite talmente profonde che lasciano un segno"
"Ma Nino non aver paura a sbagliare un calcio di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore, un giocatore lo vedi dal coraggio, dall'altruismo e dalla fantasia."
"E qualcosa rimane, tra le pagine chiare e le pagine scure..."
"Non rimpiango tutto quello che mi hai dato, che son io che l'ho creato e potrei rifarlo ora.
Anche se tutto il mio tempo con te non dimentico perché questo tempo dura ancora.
Non cercare in un viso la ragione, in un nome la passione che lontano ora mi fa.
Vedi cara, è difficile spiegare, è difficile capire se non hai capito già."
"Mendicante qual sono, sono povero di ringraziamenti; e i miei ringraziamenti, cari amici, sono sinceramente troppo cari anche a pagarli un soldo."
"Beh, chiunque può sopportare un dolore tranne chi ce l'ha."
ciao
iL Magnifico
Le partenze, i cambiamenti, le lacrime, benidizione del Signore che ci permettono di non tenere tutto dentro, di manifestare che siamo fatti di carne ed ossa e soprattutto di sentimenti che troppe volte ci troviamo a trattenere. Ma alla fine una cosa resta ed è per me la più importante "il ricordo", che non è "la nostalgia", ma "il ricordo" è ciò che forma la nostra "memeoria" e la "memoria" è ciò di cui consiste la nostra vita. Grazie perchè ne fai parte.
RispondiEliminaBuon cammino.
Grazie, don Filippo, crescere con te, nella fede, nell'amicizia, nella stima, è stato bellissimo.
RispondiEliminaTanti auguri per il tuo nuovo cammino.
Roberta