lunedì 3 settembre 2012

La carità di Scola

«"Adorno", chi era costui?» parafrasando don Abbondio mi sembra di aver letto questa domanda sui visi di molti dei preti e dei laici che erano oggi al funerale di Martini. Mentre il Cardinale Scola parlava in Duomo faceva un caldo soffocante, nessuno dormiva e la cerimonia non è stata nemmeno lunghissima. Non c'era da sedere per tutti i preti e anche io ho difeso un pezzo di gradino da diversi assalti.

Non si può negare che a noi zabette clericali non è sfuggita l'ironia della provvidenza: a Scola ex-ciellino tocca celebrare le esequie del Card. Martini profeta dell'altra sponda ecclesiale. Ho letto senza troppo capire l'editoriale di Ferrara sul Foglio che gronda odio da ogni riga pur nel rispetto dell'intelligenza e della grandezza umana ma non mi diverto più a dividere la Chiesa secondo categorie politiche.
Però: che c'azzecca Adorno? Perchè citarlo per sconfessarlo? Io di quel nome avevo un vago ricordo di un giudizio espresso da un saggio prete. Theodor Adorno filosofo e musicologo tedesco prima e dopo la II Guerra Mondiale è l'esponente di spicco della scuola di Francoforte che ha segnato la cultura politica del secondo novecento ispirando la cosiddetta nuova sinistra, quella post-marxista. Usciti dalla guerra la Scuola di Francoforte insegnò la critica, il dubbio e la contraddizione come metodo costante. Cercavano di eliminare le pretese violente delle ideologie per liberare l'uomo dall'alienazione. Dall'orizzonte scomparvero Dio, la verità e tutto ciò che vi è collegato. Anche in Italia ebbe un notevole seguito e possiamo ritenere che le sue lezioni di filosofia e di morale abbiano ispirato molta parte della intellighenzia culturale italiana e milanese in particolare.
Dunque il Card. Scola nella sua omelia, dopo avere ripetuto che il paradiso c'è eccome e che Martini ora è lì e non è scomparso nel nulla, usa la testimonianza delle migliaia di milanesi in coda per pregare o salutare il compianto Cardinale per sconfessare Adorno. Un po' come dire: Caro Adorno, guarda qui, questo popolo da cosa è radunato? Dalla certezza che la nostra vita non finisce qui tra queste quattro mura ma «La morte del Cardinale è stata veramente personale perché destinata alla sua personale, inconfondibile risurrezione, al suo personale modo di stare per sempre con il Signore e in Lui con tutti noi».
Non so chi l'ha capito, ma il Card. Scola ha fatto un vero atto di carità. In questi giorni in cui di Martini si sente dire di tutto, nella sua omelia ha voluto collocare la vita del suo predecessore nell'ottica della Parola di Dio e della fede cattolica come è evidente per un principe della Chiesa. Esprimendo la critica ad Adorno offre il criterio per capire da dove venisse la grandezza di Martini che di Adorno può anche aver assunto le categorie per parlare, pensare e comunicare ma la sua grandezza è aver vissuto nella certezza gioiosa della finale resurrezione. Il mondo che non si vede esiste e noi tutti siamo destinati lì nella compagnia dell'Altissimo, dei santi e degli angeli. La verità esiste e ha un nome che fa rima con carità: Gesù Cristo di Nazareth, Figlio di Dio. Solo che la capiscono meglio i bambini che i filosofi.

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