Del grande circuito della serie A ho scoperto due cose che non avevo mai considerato in questa maniera. Primo: l'allenatore non è un patrimonio della società, il patrimonio sono i giocatori. Se la squadra va male i giocatori perdono valore e la società soldi. Secondo: gli esoneri sono quasi sempre cercati, almeno 8 su 10.
Ci hanno commosso i suoi appelli a prendersi cura dei giovani. Mi ha esaltato la sua campagna pro-oratorio.
Mi ha toccato il racconto della paura dell'operazione.Finalmente e autorevolmente ho scacciato lo spettro odioso de "l'importante è partecipare". Mi ha letteralmente esaltato l'averlo chiamato "tumore" direttamente senza quei "un brutto male", mi entusiasma il chiamare le cose per nome, il dire che la vita è dura e bellissima.
"Cos'è un leader? Un leader è uno che sa dire le cose che tutti provano e pensano e che non riescono a dire. L'allenatore non è un leader ma in ogni squadra ci vuole un leader e non ci si inventa ma si capisce chi lo è".
"Donne? io e mia moglie ci siamo fidanzati che lei era in quinta elementare e io in seconda media e siamo ancora insieme".
"Da bambino passavo molto tempo da solo mentre i miei lavoravano alla locanda vicino al fiume. Giocavo col pallone e col cane. Il momento più bello era quando d'inverno alle sei calava la nebbia e non c'era più nessuno al locale. Allora spostavamo i tavolini, mio padre si metteva in porta e io gli tiravo i rigori".
La fede, la vita, il calcio e l'oratorio sono una cosa unica nella nostra spiritualità. Ciò che conta è imparare a vivere nella vista stessa, senza teorie o programmi esagerati. La vita la si apprende osservando la realtà per come si sviluppa e imparando ogni giorno qualcosa.
Grazie della testimonianza.
"uno che sa dire le cose che tutti provano e pensano e che non riescono a dire"... beh, che dire, uno così l'ho conosciuto in oratorio: per quel che ne so io, quella frase ti ritrae bene. Ciao don, commento poco ma ti leggo sempre!
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