lunedì 24 marzo 2014

Terza di Quaresima: la verità vi farà liberi!

Il capitolo 8 del vangelo di Giovanni è molto ricco. Inizia con il famoso episodio della donna adultera - chi è senza peccato scagli la prima pietra - prosegue con la nota frase di rivelazione "io sono la luce del mondo" cui segue l'annuncio della passione. Il testo che leggiamo si trova al termine del capitolo.
La Chiesa ambrosiana lo ascolta nella terza domenica di quaresima dopo i racconti delle tentazioni e dell'incontro di Gesù con la donna samaritana.
La scena si svolge nel tempio di Gerusalemme, un ambiente da immaginarsi più simile ad un centro grande come un santuario che non ad una singola chiesa. Gesù dialoga con dei Giudei che erano suoi discepoli, qualcuno che lo aveva già ascoltato e seguito, non si tratta di estranei e nemmeno di ignoranti, come si capirà in seguito. Esordisce con una frase molto impegnativa: la verità vi farà liberi. Inizia quindi un dialogo che va via via accendendosi nei toni. I Giudei non accettano l'accusa di Gesù e lui non si ritira ma approfondisce. Si può dire che anche al Signore non dispiaccia la polemica, almeno in questo caso.
L'argomento è assai delicato, verità e libertà. Chi può dire di essere davvero libero? Gli ebrei dall'Esodo fino ad oggi, hanno coltivato con gelosia la loro libertà di essere popolo di Dio in mezzo alle nazioni. Gesù indica un nuovo concetto di libertà: è libero colui che è vero e abita in me che sono la verità. Da Auschwitz in poi il tema della verità è tabù in occidente. Si può parlare di opinioni, si può accettare il valore del dialogo, si stima la ricerca, ma che nessuno abbia a dichiararsi in possesso della verità. Chi lo diceva ci ha fatto troppo male. Certo che se esistesse una verità che invece di generare senso di superiorità, violenza e sopraffazione fosse capace di rispetto e dono di sé...
Sono gli stessi Giudei a mettere in gioco il tema della discendenza. Si definiscono secondo il nome del padre Abramo. Nessuno è libero se non sa da dove viene. Gesù però incalza ancora: la vera libertà è sapere di venire da Dio e da nessun altro. Il diavolo spesso si insinua nelle successive appartenenze. Che danno quei cristiani che ti guardano in base a che partito voti o a che squadra tieni rispetto al fatto che tu sia battezzato.
La questione si sposta sulla stessa persona di Gesù: come puoi tu sapere questo? Da chi ti viene questa conoscenza? E Gesù precisa: se sono in polemica con voi non è per il mio diletto ma per obbedienza alla verità. Il passaggio poi si fa delicato, Gesù usa ancora l'espressione "io sono" che nell'antico testamento è riservata a JHWH - una bestemmia per i Giudei - e lascia capire di preesistere ad Abramo. Come è possibile?
Noi sazi occidentali del postmoderno non concluderemmo un dialogo tirando e pietre all'interlocutore, forse preferiremmo andare insieme a bere un aperitivo. Possiamo in parte giustificare i Giudei riconoscendo che non è facile cambiare opinione se si è presi dalla discussione. Dopo questa lettura rimaniamo con due questioni in mano: ora che abbiamo la libertà per statua, siamo davvero liberi? E, in maniera più drammatica, si può passare tutta la vita evitando la questione della verità?

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