venerdì 22 agosto 2014

Cammino in montagna coi ragazzi

La maggior parte delle camminate della mia vita le ho fatte accompagnando i ragazzi dell'Oratorio. All'inizio anche io mi chiedevo come mai gli oratori non andassero in vacanza al mare. Ho iniziato a fare come fanno tutti (che è quasi sempre il criterio migliore). Ma non volevo fare proprio a caso, volevo fare come fanno più bravi. Non avendo nessuna esperienza di oratorio, e non trovando nessuno che ci tenesse ad insegnarmi il mestiere, mi son messo ad ascoltare quello che facevano gli altri e ho cercato di copiare tutte le cose migliori. Ovviamente sono convinto di aver raggiunto il massimo in questo campo. Ma questo lo giudicherà la storia.
Per me la vacanza dell'Oratorio in montagna trova nella gita la sua massima espressione.
Molti credono sia bello lavare i piatti, giocare e cantare o altre amenità come gli scherzi, le serate ecc. Per me il cammino ha una potenza di significato unica e superiore ad ogni altra salvo la Messa.
La gita di solito ha questa dinamica: il don sta davanti e "tira" il gruppo; dietro di lui alcuni ragazzi dei più sportivi, per lo più maschi calciatori o femmine caparbie, poi si snoda la colonna che vede in fondo il gruppo "mozzarelle" chiuso da qualche martire, animatore o genitore che fa "la scopa" cioè sprona ed aspetta i ritardatari, i finti malati, quelli in sovrappeso ecc. Quando sto in capo al gruppo trovo un'ebbrezza  insolita, cammino senza fatica, inizio a fare racconti e pensieri epici, fingo di conoscere le montagne e mi sento sicuro in ogni situazione. Ho provato a fare delle gite da solo e non sono la stessa cosa. Mi vengono le paure, mi tremano le gambe, mi lamento e sbuffo. Quando guido il gruppo no, mi sento al mio posto.
La sera precedente la gita mi piace spiegare dove andremo e cosa faremo. Ammetto di essere assai debitore di quel maestro unico che è stato Mauro Cargnel - pochi possono capire- . Spiego i dislivelli, lo sviluppo del tracciato, indico se vi saranno difficoltà "tenniche" e cose belle cui fare attenzione. I ragazzi mi ascoltano a metà tra il preoccupato e l'infastidito. Molti sbuffano e iniziano a chiedersi come fare a scamparla. Qualcuno però si appassiona. Tutti ascoltano e il giorno dopo saranno pronti a rinfacciarmi ogni non corrispondenza, ogni imprecisione ed ogni inesattezza. Concludo con il consueto elenco di cose da mettere nello zaino. E' noioso ma sempre importante.
La mattina della gita mi alzo prima e recito tutto il breviario. Poi bevo un caffè e vado a svegliare i ragazzi. Iniziamo a fare la conta dei malati che domandano di restare a casa. Compaiono mal di pancia, vesciche, storte, influenze e problemi di ogni tipo. In quel frangente bisogna essere inflessibili: in gita andiamo tutti! E' una battaglia, amo le sfide. Delle tre gite che propongo in una settimana la prima va di solito liscia, la seconda è una tragedia e la terza va via serena. Dietro le spalle becco una valanga di insulti ma tant'è, facendo il prete non si può essere permalosi. Quest'estate ho lottato duramente per portare in gita un gruppetto di contestatrici di quinta elementare che aveva deciso di non venire. Arrivati però al lago d'Inferno ho raccolto la mia soddisfazione: don, però avevi ragione qui è davvero bello.
Finalmente ci mettiamo tutti in fila e partiamo non prima di aver detto una breve preghiera di solito a Maria e all'angelo custode. Lungo il tragitto prevedo due pause, una per bere e una per il cioccolato. Talvolta e solo coi più grandi c'è anche della pozione magica. Se ci troviamo in una gola stretta o se si trova un passaggio con l'eco lancio il mio alele cichetonga, ai piccoli piace ai grandi dipende.

Il momento che amo di più però è la discesa. Non fisicamente, le mie ginocchia salirebbero sempre se fosse possibile, ma come animo. A quel punto gli spiriti sono sollevati: sì siamo stanchi ma comunque si torna, non c'è più motivo di lamentarsi troppo. Se posso lascio la prima posizione a qualche aitante animatore che correrà in discesa mettendo a repentaglio l'osso del collo e faccio io la scopa. Mi metto in fondo a raccattare gli ultimi. Come pastore sono un cane, sarà per questo che ho il complesso del cane pastore. Intono canzoni di Guccini e De André o Vecchioni sperando che qualcuno le sappia. Spero sempre che si accosti qualche anima buona e che inizino quelle confidenze che solo lo zaino ed il sudore permettono. Sono un pessimo prete ma il Signore in quei frangenti mi ha fatto dono di racconti unici scaturiti da cuori aperti dalla bellezza del creato e dalla fatica del cammino. Io per questo cammino in montagna coi ragazzi.

8 commenti:

  1. Imprecisioni come "cammineremo all'ombra di un bosco" e c'era n.1 albero? O "panorama lago" ed eravamo nel bosco? :D

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  2. Possiamo anche camminare sul bagnasciuga se ci porti al mare don! In quel caso non chiederei più "quanto manca?? " lo prometto.

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  3. Un pensiero per i martiri che chiudevano il gruppo....

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  4. Ma noi siamo tutti peccatovi si sa ;)

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  5. Fellone! In fondo al commento metti il tuo nome.

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  6. Sbagli già... fellonA!

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  7. ma dopo il peccato non c'è il perdono... non credi nella forza del Sacramento della Riconciliazione? Così avrai più gente che si avvicina al Sacramento :-) Fabrizio

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