La maggior parte delle camminate della mia vita le ho fatte
accompagnando i ragazzi dell'Oratorio. All'inizio anche io mi chiedevo
come mai gli oratori non andassero in vacanza al mare. Ho iniziato a fare come
fanno tutti (che è quasi sempre il criterio migliore). Ma non volevo fare
proprio a caso, volevo fare come fanno più bravi. Non avendo nessuna
esperienza di oratorio, e non trovando nessuno che ci tenesse ad insegnarmi il
mestiere, mi son messo ad ascoltare quello che facevano gli altri e ho cercato
di copiare tutte le cose migliori. Ovviamente sono convinto di aver raggiunto
il massimo in questo campo. Ma questo lo giudicherà la storia.
Molti credono sia bello lavare i piatti, giocare e
cantare o altre amenità come gli scherzi, le serate ecc. Per me il cammino ha
una potenza di significato unica e superiore ad ogni altra salvo la Messa.
La gita di solito ha questa dinamica: il don sta davanti e
"tira" il gruppo; dietro di lui alcuni ragazzi dei più sportivi, per
lo più maschi calciatori o femmine caparbie, poi si snoda la colonna che vede in
fondo il gruppo "mozzarelle" chiuso da qualche martire, animatore o
genitore che fa "la scopa" cioè sprona ed aspetta i ritardatari, i
finti malati, quelli in sovrappeso ecc. Quando sto in capo al gruppo trovo un'ebbrezza
insolita, cammino senza fatica, inizio a
fare racconti e pensieri epici, fingo di conoscere le montagne e mi sento
sicuro in ogni situazione. Ho provato a fare delle gite da solo e non sono la
stessa cosa. Mi vengono le paure, mi tremano le gambe, mi lamento e sbuffo. Quando
guido il gruppo no, mi sento al mio posto.
La sera precedente la gita mi piace spiegare dove andremo e
cosa faremo. Ammetto di essere assai debitore di quel maestro unico che è stato Mauro Cargnel - pochi possono capire- . Spiego i dislivelli, lo sviluppo del
tracciato, indico se vi saranno difficoltà "tenniche" e cose belle
cui fare attenzione. I ragazzi mi ascoltano a metà tra il preoccupato e
l'infastidito. Molti sbuffano e iniziano a chiedersi come fare a scamparla.
Qualcuno però si appassiona. Tutti ascoltano e il giorno dopo saranno pronti a
rinfacciarmi ogni non corrispondenza, ogni imprecisione ed ogni inesattezza.
Concludo con il consueto elenco di cose da mettere nello zaino. E' noioso ma
sempre importante.
La mattina della gita mi alzo prima e recito tutto il
breviario. Poi bevo un caffè e vado a svegliare i ragazzi. Iniziamo a
fare la conta dei malati che domandano di restare a casa. Compaiono mal di
pancia, vesciche, storte, influenze e problemi di ogni tipo. In quel frangente
bisogna essere inflessibili: in gita andiamo tutti! E' una battaglia, amo le
sfide. Delle tre gite che propongo in una settimana la prima va di solito
liscia, la seconda è una tragedia e la terza va via serena. Dietro le spalle
becco una valanga di insulti ma tant'è, facendo il prete non si può essere
permalosi. Quest'estate ho lottato duramente per portare in gita un gruppetto
di contestatrici di quinta elementare che aveva deciso di non venire. Arrivati
però al lago d'Inferno ho raccolto la mia soddisfazione: don, però avevi
ragione qui è davvero bello.
Finalmente ci mettiamo tutti in fila e partiamo non prima di
aver detto una breve preghiera di solito a Maria e all'angelo custode. Lungo il
tragitto prevedo due pause, una per bere e una per il cioccolato. Talvolta e
solo coi più grandi c'è anche della pozione magica. Se ci troviamo in una gola
stretta o se si trova un passaggio con l'eco lancio il mio alele cichetonga, ai
piccoli piace ai grandi dipende.
Il momento che amo di più però è la discesa. Non
fisicamente, le mie ginocchia salirebbero sempre se fosse possibile, ma come
animo. A quel punto gli spiriti sono sollevati: sì siamo stanchi ma comunque si
torna, non c'è più motivo di lamentarsi troppo. Se posso lascio la prima
posizione a qualche aitante animatore che correrà in discesa mettendo a
repentaglio l'osso del collo e faccio io la scopa. Mi metto in fondo a
raccattare gli ultimi. Come pastore sono un cane, sarà per questo che ho il complesso del cane pastore. Intono canzoni
di Guccini e De André o Vecchioni sperando che qualcuno le sappia. Spero sempre
che si accosti qualche anima buona e che inizino quelle confidenze che solo lo
zaino ed il sudore permettono. Sono un pessimo prete ma il Signore in quei
frangenti mi ha fatto dono di racconti unici scaturiti da cuori aperti dalla
bellezza del creato e dalla fatica del cammino. Io per questo cammino in
montagna coi ragazzi.
Imprecisioni come "cammineremo all'ombra di un bosco" e c'era n.1 albero? O "panorama lago" ed eravamo nel bosco? :D
RispondiEliminaPossiamo anche camminare sul bagnasciuga se ci porti al mare don! In quel caso non chiederei più "quanto manca?? " lo prometto.
RispondiEliminaUn pensiero per i martiri che chiudevano il gruppo....
RispondiEliminaIl mare è peccaminoso. Si sa.
RispondiEliminaMa noi siamo tutti peccatovi si sa ;)
RispondiEliminaFellone! In fondo al commento metti il tuo nome.
RispondiEliminaSbagli già... fellonA!
RispondiEliminama dopo il peccato non c'è il perdono... non credi nella forza del Sacramento della Riconciliazione? Così avrai più gente che si avvicina al Sacramento :-) Fabrizio
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