giovedì 3 maggio 2012

Filippo, amico del Cavallo Bianco

Sebbene io sia molto devoto di san Filippo Neri, porto il nome di un apostolo, il quinto secondo la maggioranza degli elenchi evangelici. Mia madre mi chiamò così pensando al marito della Regina d'Inghilterra, un gran bell'uomo, non un genio e non proprio ineccepibile sotto il profilo morale. Ecco forse perché conservo nostalgia  dell'aristocrazia e una certa inclinazione per il Regno Unito e la sua solennità.

Mi hanno sempre detto che Filippo significa "amico dei cavalli" e forse per questo da piccolo avevo per peluche un cavallino di color marrone con la criniera nera, il petto bianco e gli occhi di plastica che poi andarono perduti.
Filippo è comunque un chiaro nome di origine greca. Che ci faceva un greco tra gli apostoli? Forse Gesù volle scegliere in immigrato o più probabilmente un ebreo della diaspora. Comunque quando compare nei vangeli non è che faccia grandi figure. Famosa la sua frase: "mostraci il padre e ci basta". Mi ci ritrovo: uno che tenta di dire una frase intelligente e viene poi cazziato dal Maestro. Sarà un caso ma succedeva sempre anche a me in seminario. Per fortuna ora faccio io il maestro.
"Amico dei cavalli" è un titolo ambiguo. Nell'apocalisse si citano quattro cavalli: uno nero, uno verde, uno rosso e quello bianco. Il cavallo nero è simbolo dell'inganno e del malanni che provengono dal commercio e dalle crisi economiche, insomma quello che sta correndo e nitrendo per l'Europa oggigiorno. Il cavallo rosso raffigura i danni e la tragedia delle guerre e ha trovato celebrità nell'omonimo romanzo di Corti (l'unico libro che descriva davvero la storia della lombardia dal 1930 al 1970). Poi c'è il cavallo verde acido che raffigura il disastro delle malattie, della peste e di tutto il resto oggi di certo ben attivo attraverso tumori e droghe.
Il cavallo bianco è invece Cristo risorto che corre libero per il mondo e la storia estendendo a tutti i tempi e a tutti i luoghi la sua vittoria. Non lo si può fermare, si può solo saltargli in groppa e correre con Lui e magari cercare di aiutarlo.
La terza volta che lo incontrai, il Cardinale Biffi era malato. Parlava più del solito, mi promise un colloquio breve e rimanemmo due ore intere. Dopo un'oretta si fermò e io titubavo,
- Sai per un po' di anni sono venuti a trovarmi solo preti anziani, cioè della mia età.
- ...
- Poi da qualche tempo hanno iniziato a venire da me preti giovani, come te.
- ...
- Magari hanno letto qualche mio libro o magari anche molti o mi hanno sentito parlare da qualche parte. Vengono qui e parliamo e mentre parliamo io capisco. Hanno tutti la sensazione di essere i detentori della filiale di una multinazionale in fallimento.
- .!!.
- Non hanno capito. Pensano che la Chiesa sia in fallimento, pensano di esser sconfitti. Non hanno capito che noi abbiamo vinto. Noi in Cristo stravinciamo!
Io sono amico del cavallo bianco.

1 commento:

  1. Caro don, oggi ho pregato per te in particolare: tantissimi auguri di buon onomastico! Dai, non vederla tragica, il tuo "antenato" la pensava giusta e provava a dirla, anche se poi i risultati non erano uno splendore (comunque consolati, succedeva anche a me in noviziato, con la differenza che io non ho avuto la tua evoluzione, sigh....e quindi o di qui o di là continuo a prenderle), ma la risposta che gli diede Gesù puoi farla tua: "Filippo, chi vede me vede il Padre" e il mio augurio più sincero per la tua festa è proprio questo: "FILIPPO, CHI VEDE TE VEDA IL PADRE"!

    RispondiElimina