martedì 8 maggio 2012

L'eternità non è un sogno

«L’eternità non è un sogno: non è un sogno nemmeno la vita che serve ad essa di gradino! 
C’è molto di brutto in essa, ma c’è ancor più di bello; ci sono in essa delle debolezze, vizi e misfatti,
ma vi sono anche delle lacrime di pentimento, ardenti ed insieme consolanti, lacrime di pentimento, a mezzanotte inoltrata, davanti alla croce di Colui che fu crocifisso per noi; c’è la caduta, ma c’è anche il rialzarsi; c’è la tensione, ma c’è anche il raggiungimento; ci sono minuti amari, micidiali, minuti di dubbio e di disperazione, minuti di distruttiva disarmonia con sé stessi, di ripugnanza contro la vita, ma ci sono anche minuti inebrianti di fede, quando nel petto si fa sentire un tal calore, nell’anima tanta luce, e la vita diventa così bella, così piena, così identica alla felicità; ci sono delle sofferenze profonde, insopportabili, ci sono delle miserie che eccedono la misura della pazienza e convertono per noi la terra in inferno, dove s’ode stridor di denti, donde spira un soffio di fredda umidità sepolcrale, dove non c’è né uscita né fine; ma da questo mondo di distruzione e di morte si fa sentire all’anima una voce consolante: Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e aggravati, e io vi ristorerò. Prendete sopra di voi il mio giogo, e imparate da me che sono mansueto e umile di cuore: e troverete riposo per le vostre anime. Poiché soave è il mio giogo, e leggero il mio carico. 
Allora l’anima di nuovo si riempie di felicità inesplicabile, ed il cimitero con la vita degli estinti in putrefazione, si converte per essa in una tranquilla valle di quiete, dove le tombe sono coperte di erbe e fiori, ombreggiate da cipressi piangenti, dove il mormorio del limpido ruscello si confonde col fruscio sommesso dell’aria, ma lontano dietro la montagna, diventa visibile l’orlo del cielo serale, illuminato, bagnato dai raggi porporini del sole che tramonta, e le sembra in questa solenne calma di contemplare il mistero dell’eternità, che vede come una nuova terra e un nuovo cielo!»


V.G. Belinskij



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