lunedì 21 maggio 2012

La Grande Magia

La compagnia teatrale Pratocentenaro ha messo in scena "la Grande Magia" una commedia in tre atti di eduardo de Filippo. Dopo avere rappresentato Pinocchio, Forza venite gente e Rinaldo in campo, abbiamo scelto di testarci su di una testo teatrale decisamente più impegnativo.
Il ragionamento è stato più o meno questo: abbiamo ormai una certa pratica di teatro, una serie di attori cui non manca il talento, un appoggio notevole come supporto alle scenografie e ai costumi, quindi proviamo a curaci dell'aspetto culturale della vicenda.Tutta una serie di spettacoli teatrali
che si preparano nelle parrocchie hanno la finalità "educativa" di far fare l'esperienza del palco ai giovani. Anche noi siamo partiti così poi però abbiamo capito che occorreva preoccuparsi anche del prodotto finale. Insomma abbiamo un nostro pubblico e volevano proporre un tipo di spettacolo che potesse essere anche occasione di riflessione. (Questo ragionamento è sempre utile in ogni occasione, fare spettacoli senza un tema o senza una finalità intrinseca allo spettacolo e dichiarata è un pericolo; gli stessi si trasformano in una esibizione di personalismi alla ricerca degli applausi che deprimono l'intelligenza e infine portano alla tristezza).

In questo senso è stata fatta un'opera culturale. Come insegna il mio maestro, nessuno sa davvero bene cosa sia la cultura e tanto meno io. Noi però viviamo una vita e non siamo animali. La cultura credo consista nell'interrogare la nostra esperienza per chiedere di farsi sapienza attraverso la rappresentazione e soprattutto la parola. Molti pensano di fare cultura perché invitano gente a parlare o organizzano un concerto ma non credo serva a a molto se non induce alla domanda su di sé. La nostra rappresentazione è stata un successo. Molto apprezzate le scenografie ed i costumi, molto apprezzata la crescita recitativa degli attori e un sacco di domande suscitate da un testo non facile da interpretare e nemmeno da seguire.

"La Grande magia " è un testo con delle caratteristiche non subito accessibili. La trama racconta del tradimento di una moglie mascherato da gioco di illusione. Il marito tradito viene imbonito dal mago, un napoletano spiantato e furbo, che racconta tutta una pseudo-teoria  sulla realtà al fine di coprire l'inganno. La teoria però si fa gioco così complesso da suscitare situazioni comiche ma anche da convincere il malcapitato ad entrarci del tutto fino a non riuscire più ad uscirne. La domanda che ne viene è: ma la nostra vita è tutta un grande illusione? La nostra vita è una grande magia? E chi è che regge il gioco? siamo noi stessi?

Il testo non è di facile comprensione innanzitutto per l'utilizzo delle parole. Spesso ritorna la "fede" ma non si intende la fede cristiana come saremmo abituati a pensare bensì prima la fiducia personale e poi viene intesa come la propria costruzione personale. I termini "illusione" e "magia" vengono utilizzati anche per coprire il campo di quello che noi chiameremmo "mistero". La nostra vita è un po' un mistero nel senso di una realtà di cui percepiamo un parte, capiamo che c'è di più ma che non lo possiamo possedere. Il protagonista della commedia, il marito tradito, sceglie infine di non riconoscere la realtà scacciando la moglie ritornata e preferendo rimanere solo convinto della sua versione dei fatti. La realtà è faticosa da accettare, su questo non c'è dubbio. Spesso la vita borghese procede con molte finzioni, non c'è dubbio.

Non sono un conoscitore di Eduardo ma credo che il suo procedimento sia molto empirico: mette in scena la realtà di personaggi della Napoli che conosce cui aggiunge quel tocco di dramma proprio del grande artista. Sebbene il testo non sia chiaro e spesso ondeggi causando difficoltà di comprensione nel pubblico, la conclusione della storia spalanca per noi una domanda: la vita è tutta una illusione? Ognuno di noi si costruisce una sua illusione nella vita? L'unica proposta emersa nel dramma per uscire dall'illusione è quella di abbandonarsi al proprio istinto. Noi siamo canarini in una gabbietta che ci sta per uccidere, lasciamoci andare all'istinto e saremo liberi. Ma si diventa liberi davvero in questa maniera?

Accenno un approfondimento: se la realtà è una creazione mia allora nulla consiste al fuori del mio io. La domanda talvolta sovviene alla coscienza ma l'ipotesi va raccolta e respinta altrimenti si cade nella impossibilità di capirsi e nella solitudine estrema, come sta avvenendo per la cultura europea contemporanea. Tutto si fa gioco, beati qui ludunt. Lo stesso tema è affrontato in Matrix, mi ha fatto notare Ciccio. Pensavamo che l'11 settembre fosse stata un botta di realismo così forte da non lasciare scampo al resto ma non è così. Ci penserà la crisi economica a toglierci dai dubbi sulla realtà? Forse più di questo sarà utile riscoprire le vere esigenze del nostro cuore e avere il coraggio di ricevere una carezza della misericordia di Dio. Il buon Figliolo di Dio è venuto a dirci di non avere paura delle complicazioni e nemmeno dei nostri errori, la nostra vita è buona, non è una magia per questo possiamo guardarla in faccia.

Ma sono tutte domande e riflessioni solo abbozzate che consegniamo ad attori e spettatori che avranno, se l'avranno, voglia di porsele.

4 commenti:

  1. Il brigadiere chiede al mago Otto Marvuglia, indicando la scatola magica:
    "E se l'apre?"
    "Crederà di non avere avuto fede abbastanza."
    "E se non l'apre?"
    "Vivrà nell'illusione della fedeltà."

    Questa può essere la battuta con la quale Eduardo ci provoca....e tu rispondi alla provocazione con spunti di riflessione interessanti, mostrando, almeno per me, di aver superato l'iniziale diffidenza verso questo testo.
    "La nostra vita non è una magia, e per questo possiamo guardarla in faccia"...
    Bellissimo.
    Non possiamo avere la stessa visione della vita di Calogero.
    Flavio

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    1. Grazie Flavio, io faccio fatica a capire chi non la pensa come me. Ti ringrazio di avermi fatto far fatica. Chi sa riusciamo ad avviare una riflessione su questo testo, sarebbe bello. So che Valerio ha scritto qualche cosa, magari possiamo condividere.
      grazie ciao

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    2. Il brigadiere chiede al mago Otto Marvuglia, indicando la scatola magica:
      "E se l'apre?"
      "Crederà di non avere avuto fede abbastanza."
      "E se non l'apre?"
      "Vivrà nell'illusione della fedeltà."

      Vuole dirci che comunque scegliamo nella vita il risultato sarà deludente?
      Non ci sto.
      Cosa ci sarà dentro la mia scatola?
      Guardare la realtà e scoprirci una buona notizia per me, questa è la sfida. Per questo amo ancora aprire il Vangelo e ascoltare.
      Grazie a tutti voi che avete offerto questa occasione
      Ciao
      Silvio

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  2. Non voglio e non posso fare la scelta di Calogero: voglio guardare in faccia la realtà, voglio trovare una Salvezza per la mia vita, per l'uomo.

    Mi piacciono queste righe scitte da don Mazzi e che voglio condividere con voi:

    Il teatro aiuta a non "fare teatro" per tutta la nostra vita.
    Il teatro aiuta ad entrare nella finzione e a uscirne.
    Il teatro aiuta a essere se stessi per essere altri
    e a essere altro di se stessi, senza rinnegarci.
    Il teatro insegna a parlare, a tacere,a ricordare,
    ad emozionarsi, a piangere, a ridere…
    Però, non fermiamoci al teatro!
    Uscendo dal teatro, facciamo ciò che non abbiamo mai fatto:
    cavarci i costumi, riscoprire noi stessi,
    ritrovare le parole, emozionarsi per le cose belle,
    trasformarci in quelle persone dalle quali per tanto tempo
    siamo fuggiti.

    Patty

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