martedì 1 maggio 2012

1 maggio, festa dei lavoratori


Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse.  Gen 2,15



(dopo il peccato) Con il sudore del tuo volto mangerai il pane, finché non ritornerai alla terra.  Gen 3,19


Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da cui era stato tratto.  Gen 3,22-23


Il 1 maggio per i cattolici è l'inizio del mese della Madonna e noi iniziamo la recita serale del santo Rosario. Tutto il mondo italiano, cristiani e non, celebra la festa del lavoro. Mi sembra importante ricordare alcune semplici riflessioni sul tema del lavoro.
Innanzitutto il lavoro non è in sé una maledizione, come si evince dalla prima citazione di Genesi riportata qui sopra. Dio affida la terra al lavoro dell'uomo prima del peccato originale. I milanesi conoscono bene la bellezza del lavoro di qualunque genere sia. Certo l'arte e la manifattura ne hanno una evidenza immediata ma è bello anche il lavoro d'ufficio al computer o quello di routine o quello più semplice casalingo. Nel lavoro l'uomo sperimenta l'essere collaboratore di Dio nella creazione, si tratti anche solo di ricondurre un locale alla pulizia. E' chiaro anche che lavoro agricolo non perderà mai il suo evidente primato.


In secondo luogo la fatica ed il sudore vengono dopo il peccato. L'uomo, a causa del suo delirio, dovrà sudare il pane per vivere fintanto che vorrà rimanere in vita. Il lavoro non smette fino alla fine della vita. Certo non ditelo alla Fornero ma nella Bibbia non si parla di pensioni. Lo sanno bene tutti i pensionati che spesso lavorano più di prima. Chi ha lavorato con passione lungo la vita quando giunge alla pensione continua a darsi da fare. Tanto che chi non fa nulla da vecchio vine da pensare che non abbia lavorato molto nemmeno prima (ma forse son pregiudizi).


La terza citazione spiega che l'uomo è stato cacciato dal paradiso terrestre perché non vivesse in eterno (secondo questo testo il paradiso terrestre c'è o c'era da qualche parte, ma lasciamo perdere). D'altra parte l'uomo, ormai rotta l'alleanza con Dio, sarebbe rimasto con una vita eternamente delusa senza poter giungere alla comunione con suo creatore. L'uomo tratto dalla terra dovrà trovare forza per vivere nel lavoro della stessa terra. Dio sembra affidare la terra al lavoro dell'uomo perché questi possa conservare vita fino alla sua naturale conclusione.


Certo dopo la vittoria di Cristo tutto è cambiato ma, se tanto mi dà tanto, oggi col suo lavoro il cristiano coopera con Cristo alla redenzione del mondo. Quando Cristo invece tornerà, come ha promessa, e porrà fine alla storia potremo finalmente lavorare senza fatica e gioire del paradiso non in una eterna sauna o beauty farm ma nel nobile lavoro della terra come il piantare alberi di ciliegie e poi poterne gustare il frutto.

Nessun commento:

Posta un commento