mercoledì 25 aprile 2012

Ho scalato il Moregallo

"Ho scalato il Moregallo" non è una cosa mitica che si possa raccontare agli amici; non ce ne si può nemmeno
vantare al bar... quando si va da Milano a Lecco, si superano le colline della Brianza, si arriva a Civate e si vedono i primi monti. Non sono molto alti, non hanno cime spettacolari e si ammira più il lago e si aspira alla Grignetta o al Resegone (oggi stupendi nella veste ancora invernale). Poi si vede qualche sasso spuntare dalla boscaglia e si pensa che a nessuno interessi infilarsi lìì. Invece generazioni di pastori-ragni di Lecco e dintorni hanno lavorato palmo palmo quella terra trasformando vecchi letti di torrenti seccati in sentieri e vie di roccia. Il nostro è un popolo così: gente che parla poco ed è abituata a fare poche scene, tanta sostanza e tanta passione. Ogni sasso è stato già percorso, l'acqua è stata incanalata e appaiono segnavia di diverse epoche. Nonostante i capannoni dell'industrializzazione le PreAlpi mantengono uno straordinario fascino. Una montagna vicina a casa ma vera e aspra, pronta sempre a stupire con scorci mozzafiato e difficoltà inattese. Una volta, senza mascherare la mia inesperienza di milanese, chiesi ad un pastore:
- quanto ci vuole alla cima, ho sentito dire due ore?
- ma no no, tre quarti d'ora e sei su
- il cartello indica 2 ore e un quarto
- eh sì se ti metti lì a dormire ce ne metti anche tre.
Questo è lo spirito della nostra montagna, non conta l'abbigliamento, non conta la maglietta tecnica e lo scarpone nuovo, conta solo andare e andare e andare. Mentre sali trovi quelli che corrono in salita e una quantità insospettata di ingegneri, commercialisti, banchieri, baristi, segretarie, piccoli industriali, ragazzi dell'oratorio, preti e simili tutti lì a scalare, a mettersi alla prova. Non sarò mai un montanaro ma sono felice qualche volta di mettermi in coda a questa gente magnifica che non è tutt'uno con la natura ma la affronta come una sfida con timore e tremore .Gente che su ogni monte ha messo una madonnina o una croce su cui il vento scolpisce un crocifisso di ghiaccio ogni inverno. L'hanno messa forse uomini che sono anni che non vanno in chiesa ma che sanno di aver bisogno di ringraziare e di chiedere protezione.

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